La morte di
Waldir Peres, alla relativamente giovane età di 66 anni, ci ricorda una volta di più che al Mondiale forse non si gioca il miglior calcio del pianeta (ed oggi è più vero che in passato) ma che di sicuro il Mondiale fa entrare nella leggenda del calcio anche i comprimari e non soltanto le stelle. L'ex portiere del Brasile è stato uno dei più forti portieri brasiliani per oltre un decennio, chiuso come titolare della Seleção dal grande
Leão: convocato da
Zagallo, Coutinho e
Santana in tre diversi Mondiali, Waldir Peres è però in Italia ricordato con un misto di irrisione e sufficienza. Eppure nel Mondiale 1982, perché è evidentemente qui che si va a... parare, commise un solo vero errore, nella partita d'esordio del Brasile contro l'Unione Sovietica: una papera sul tiro di
Bal, a cui poi posero rimedio i suoi compagni di quella squadra bellissima, con pareggio di
Socrates e bomba di
Eder.
Per il resto Waldir Peres disputò un buon torneo e contro l'Italia non lo si può considerare colpevole di nessuno dei tre gol di
Paolo Rossi, cosa che non si può dire dei difensori anche se lui anni dopo ha detto che sul terzo avrebbe potuto uscire con più decisione sui piedi di Rossi visto che il tiro di
Tardelli era abbastanza debole. Eppure, forse per l'immagine da uomo di mezza età anche rapportata a un'epoca in cui i calciatori sembravano uomini e non ragazzi (ma il Waldir Peres del San Paolo in certi anni era quasi un capellone), per il giornalismo fuori dal Brasile è sempre stato considerato il punto debole di quella squadra al pari del centravanti, dimenticando che Santana considerava Peres il miglior portiere del paese mentre se
Careca fosse stato sano
Serginho non sarebbe di sicuro stato titolare.
Comunque Waldir Peres ha vinto da protagonista nel San Paolo un campionato brasiliano, tre paulisti (il quarto con il Corinthians), varie coppette ma soprattutto la Boula de Ouro, il Pallone d'Oro brasiliano assegnato da Placar, nel 1975. Impresa per un portiere quasi impossibile, visto che negli ultimi 42 anni soltanto
Taffarel e
Rogerio Ceni hanno rotto il dominio dei giocatori di movimento... Un dolore inferiore al Mondiale 1982 ma comunque notevole la finale di Libertadores 1974 persa allo spareggio contro l'Independiente di
Galvan, Bochini e
Daniel Bertoni, una gioia immensa la finale del campionato brasiliano 1977 (giocata nel marzo 1978...) vinta ai rigori contro l'Atletico Mineiro di
Toninho Cerezo, vinta con un ottimo San Paolo dove il centravanti altri non era che Serginho, suo buon amico e compagno-vittima di scherzi da spogliatoio.
La fama di pararigori era nata in Brasile, nella finale di un Paulista, ma in campo internazionale si era rafforzata con i suoi due più famosi parati,
quelli a Breitner (il secondo era la ripetizione del primo, per decisione arbitrale) in un'amichevole con la Germania Ovest del 1981. Lì Santana si convinse che in Spagna se in semifinale o in finale si fosse andati ai rigori il Brasile avrebbe avuto un'arma in più ed è anche per questo che puntò forte su Peres. Poi il 5 luglio 1982 cambiò tutto, ma in Brasile nessuno linciò Waldir Peres (semmai ci fu dell'ironia, perché lui era bravo anche come attaccante) come purtroppo era e sarebbe avvenuto con altri ottimi portieri. Più che la fortuna, il portiere e il centravanti o la tattica (nessuno dei gol dell'Italia fu segnato in contropiede), a quella squadra mancò il minimo sindacale di cattiveria, visto che in cinque partite di Spagna '82 prese soltanto due cartellini gialli, entrambi nella corrida finale contro l'Argentina: Falcão e, sì, Waldir Peres.