Il volo di Cristiano Ronaldo

L'aeroporto di Funchal intitolato a Cristiano Ronaldo sembra una di quelle notizie fatte apposta per scatenare il cosiddetto popolo del web, ovviamente in gran parte contro la scelta del nome pur essendo spesso ignaro della professione di molti grandi a cui sono stati intitolati aeroporti. Provate a chiedere per strada a una persona presa a caso chi fossero Mario Mameli (Cagliari), Giovan Battista Pastine (Roma Ciampino) o Ugo Niutta (Napoli) e mandate i risultati del sondaggio al popolo del web. Cristiano Ronaldo è una delle persone più famose del mondo e sarà ricordato come uno dei più grandi calciatori di tutti i tempi, sicuramente l'unico essere vivente nato e cresciuto a Madeira che sia conosciuto nel resto del pianeta, fonte di ispirazione per tutti i bambini locali. Non capiamo dove sia lo scandalo se la sua terra gli intitola l'aeroporto, senza aspettare che muoia come, per dire, Liverpool ha fatto con John Lennon. La statua, poi, potrà anche essere brutta (il busto lo è senz'altro, una vera schifezza) ma è soltanto l'omaggio a un uomo di 32 anni che è riuscito ad essere icona globale senza mai perdere la propria identità e le proprie radici. Uno con una storia personale anche molto dura, che mai ha usato in chiave di alibi o rivalsa. Nato alla periferia proprio di Funchal, a Santo Antonio (dove c'è il museo calcistico a lui intitolato), CR7 nella sua isola ha conosciuto non la fame ma di sicuro la povertà e ce l'ha fatta contro le cattive carte (compresa una malattia cardiaca che lo ha portato ad operarsi a 15 anni e quasi a smettere con il calcio, quando già era entrato nello Sporting Lisbona) che gli aveva servito la vita, emigrando ad adolescenza non ancora iniziata. Carlo Ancelotti, uno che qualche campione in vita sua l'ha visto da vicino, ha detto che al di là del talento naturale non ha mai visto nessuno allenarsi con tanta serietà. Qualcosa vorrà dire, senz'altro più delle finte fidanzate che fanno la gioia delle photogallery dei siti.