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Vittorio Sermonti e quelli dell'Ottantadue

Vittorio Sermonti e quelli dell'Ottantadue

Redazione

24 novembre 2016

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Con Vittorio Sermonti, appena morto a 87 anni di età, ci lascia un grandissimo intellettuale, impossibile da classificare: i più giovani probabilmente lo conoscono per i libri e le letture riguardanti la Divina Commedia, ma nella sua vita si è occupato davvero di tutto, anche per la radio, la televisione e il teatro. Nel nostro piccolo di appassionati di sport vogliamo ricordarlo però per una sua opera poco citata, anche se per noi è il migliore dei tantissimi libri scritti sul Mondiale del 1982 (che a sua volta è, almeno per molti, il miglior Mondiale di sempre): si tratta di 'Dov'è la vittoria? Cronaca delle cronache dei Mondiali di Spagna 1982', in pratica un clamoroso racconto in lieve differita (il libro uscì nel 1983) del cammino della Nazionale al torneo spagnolo. Fatto non direttamente, ma attraverso gli articoli dei principali giornali italiani, analizzati con grande acutezza e messi a confronto mescolando le competenze del professore di letteratura e dell'appassionato di calcio. Non per sfottere (o almeno non soltanto per sfottere) chi nel giro di pochi giorni era passato dalla denigrazione, anche sul piano personale, di molti azzurri alla loro esaltazione acritica (chissà cosa si sarebbe scritto se Zoff non avesse fatto quella prodezza sul colpo di testa di Oscar...), ma per usare il calcio nel modo più alto possibile, come metafora di un'esistenza in cui tutto cambia da un momento all'altro in base a intuizioni, situazioni, colpi di fortuna e sfortuna. Nel calcio come nella vita le parole hanno valore, e nemmeno sempre, soltanto nel loro presente. 'Dov'é la vittoria?' è anche una fotografia del giornalismo sportivo italiano degli anni Ottanta, quando ancora i giornalisti facevano opinione (o pretendevano di farla) ed in ogni caso godevano di una considerazione 'tecnica' superiore ai propri meriti. E le cronache dalla Spagna lo dimostravano, piene com'erano in certi casi (anche di santoni) di giudizi basati soltanto sul sentito dire. Sermonti è riuscito a scrivere un libro miracolosamente in equilibrio fra ironia e commozione, fra critica ed emozioni, fra calciocentrismo ed interesse per il mondo. Con tutto il rispetto per Dante, il nostro libro del cuore è questo.

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