La federazione statunitense, con il suo presidente Sunil Gulati che ci ha messo la faccia, ha esonerato Jürgen Klinsmann dall'incarico di commissario tecnico della nazionale, dopo cinque anni in carica e un tentativo di riforma del calcio statunitense riuscito soltanto in minima parte. Colpa di un certo scollamento fra il tedesco e l'ambiente (i suoi antipatizzanti sostengono che lui sia scollato da qualsiasi ambiente), ma anche ovviamente dei risultati pessimi in questo girone di qualificazione mondiale, con le sconfitte contro Messico (2-1 a Columbus, Ohio) e Costa Rica (0-4 in trasferta). USA ultimi nel girone a sei ma situazione non ancora compromessa, perché Russia 2018 si può ancora agguantare con un quarto posto da playoff (con una asiatica) o direttamente dal terzo in su. Incertezza per quanto riguarda il suo successore: mentre scriviamo queste righe il favorito è Bruce Arena (per lui, di poco più giovane di Ventura, sarebbe un ritorno: era in panchina ai Mondiali 2002 e 2006), adesso ai Los Angeles Galaxy, ma la tentazione potrebbe essere quella dell'europeo disoccupato di grande nome (siamo in zona Hiddink o Mancini).
Di sicuro Klinsmann sarà dalla maggior parte dei tifosi ricordato in positivo, soprattutto per il Mondiale 2014: sopravvissuto a un girone iniziale difficile (con Germania, Portogallo e Ghana) e poi uscito onorevolmente negli ottavi di finale, ai supplementari contro il reclamizzatissimo Belgio e con una clamorosa occasione per andare ai rigori. Poi il quarto posto alla Gold Cup CONCACAF dell'anno scorso e le prime polemiche. Si parlava di esonero già lo scorso giugno, in Coppa America, ma lì la squadra arrivò bene alle semifinali in cui fu asfaltata dall'Argentina. Va detto che Klinsmann viene spesso accusato di non avere il fuoco sacro del lavoro sul campo (falso, anzi lui considera la nazionale come un club) e di voler sempre dimostrare di essere qualcosa di più (vero, di recente era fra gli ospiti all'incontro fra Obama e la Merkel) di un uomo di calcio, ma spesso si confonde con lo stile con la sostanza.
E il Klinsmann allenatore è stato probabilmente più incisivo del Klinsmann (grande) giocatore: da non dimenticare che la filosofia attuale della nazionale tedesca, quella che Löw sta portando avanti da dieci anni, è stata implementata da lui. Il ruolo, rivelatosi importantissimo, di Bierhoff, per dire, lo ha inventato Klinsmann e non la DFB, così come l'enfasi su un calcio propositivo e una certa fissazione sui giovani e sul continuo ricambio. Per non parlare della rottura con i media tedeschi, la Bild in particolare, abituati ad avere una corsia preferenziale e a imporre i loro personaggi e teoremi (spesso di ambiente Bayern), atteggiamento che ha portato anche negli Stati Uniti fino al punto, di non ritorno, di essere giudicato troppo poco americano anche dai giornali progressisti come il New York Times. Accusa che insieme ad altre (tipo quella di essere troppo 'players' coach') sarebbe fondata se uno stile di gioco 'americano' esistesse, almeno come luogo comune. Da ricordare che quando guidava la Germania veniva accusato di essere troppo poco tedesco, oltre che di affidarsi troppo al web...
Nella sua vita e nella sua filosofia di vita adesso cambierà poco, visto che da oltre un decennio abita in California ed è ormai più statunitense (come moglie e figli) che tedesco. Difficile che si rimetta in gioco in un club (l'unica sua esperienza, al Bayern Monaco, fu disastrosa) e ancora più difficile che un grande club europeo gli di una chance anche se il suo profilo è internazionale come quello di pochi. Sicuro invece che una nazionale con grande potenziale lo chiami prestissimo.