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La categoria di Lapadula

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Redazione

8 novembre 2016

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La convocazione di Gianluca Lapadula in Nazionale, oltre che facili paragoni con il non convocato Balotelli (entrambi classe 1990, ma con un percorso totalmente diverso) suggerisce una riflessione sul cosiddetto attaccante di categoria. Quale, senza offesa, Lapadula è tuttora considerato nonostante giochi (finora mai una partita intera) nel Milan, con cui domenica pomeriggio si è sbloccato a Palermo con un colpo di tacco da 3 punti. Premessa: il 99% degli allenatori, per convinzione o per sentito dire, sostiene che quello dell'attaccante sia il ruolo in cui il salto di categoria si sente meno. In altre parole: un centrocampista o un difensori forti in Lega Pro possono non avere la cilindrata, fisica o tecnica, per le categorie superiori, mentre un attaccante che segni tanto vale sempre (secondo i tecnici) la pena di provarlo. La gavetta a Lapadula non manca di certo, con le stagioni migliori vissute a San Marino e Teramo, fino alla grandissima annata con il Pescara in B: per certi versi la sua grande chance è arrivata anche tardi. Ma è proprio vera questa teoria sugli attaccanti di categoria? Senza andare sulla Lega Pro o serie C che dir si voglia, prendiamo gli ultimi 20 capocannonieri della serie B. Numero non preso a caso, perché partiamo dal post Bosman che in serie A ha tolto molti 'posti' al prodotto nostrano e quindi aumentato (non di tantissimo, perché nel frattempo le rose della A si sono anche gonfiate) il livello tecnico della B. Allora: Dionigi, Di Vaio, Ferrante, Francioso, Caccia, Oliveira, Protti, Toni, Spinesi, Bucchi, Del Piero, Godeas, Tavano, Eder, Piovaccari, Immobile, Cacia, Mancosu, Cocco-Catellani-Granoche in coabitazione e infine, appunto, Lapadula. Asteriscato Del Piero, visto che la Juventus era in B per le note vicende, nel 90% dei casi si tratta di giocatori da media serie A se non da Nazionale maggiore, come Di Vaio, Toni, Eder e Immobile. E quindi? Se prendiamo gli attacchi titolari delle cinque squadre che raccolgono insieme l'80% del tifo degli italiani, vediamo che solo in un caso ci sono italiani in avanti: Candreva, adesso esterno offensivo nel 4-3-3, o Insigne che è in una situazione di confine e nemmeno sempre è titolare. Ma Candreva nasce come centrocampista, quanto a Insigne senza le due grandi stagioni zemaniane (a Foggia in Lega Pro e a Pescara in B) il Napoli non avrebbe mai creduto in lui. La lagna sul calciatore italiano sottovalutato è diventata quasi un genere giornalistico a parte, ma non c'è dubbio che troppi direttori sportivi seguano con più attenzione i campionati giovanili argentini, magari per interposte società di scouting, che la nostra serie B.

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