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La flessibilità dell'italiano Pioli

La flessibilità dell'italiano Pioli

Redazione

02.11.2016 ( Aggiornata il 02.11.2016 08:32 )

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Che differenze ci sono tra Frank De Boer e Stefano Pioli? Ne parliamo ovviamente in chiave Inter, citando l'allenatore appena esonerato e quello che nel listone dei candidati sembra, mentre scriviamo queste righe, il favorito se preverrà la logica dell'italiano 'normalizzatore', qualsiasi cosa voglia dire normalizzatore. Va subito detto che Pioli non è fissato con alcun modulo, come dimostrano tutte le sue esperienze in serie A. A partire da quella nella sua Parma, ormai dieci anni fa: sempre la difesa a quattro, centrocampo a due se a sostegno di un trequartista (traducendo: Grella e Dessena erano necessari per impiegare Morfeo più una prima punta e due esterni d'attacco), o a tre con Budan punta centrale e Morfeo in panchina. Non andò bene, visto che a febbraio del 2007 Pioli fu sostituito da Ranieri. La seconda esperienza in A è del 2010, con il Chievo: lì Pioli ha applicò un 4-4-2 abbastanza rigido, un po' per le caratteristiche dei giocatori e un po' perché il 4-4-2 è nel dna del club: di quella stagione si ricordano, oltre alla salvezza che per il Chievo non è mai un dettaglio, anche una straordinaria solidità difensiva, a prescindere dagli interpreti (Cesar, Frey, Mantovani, Sardo, Mandelli, Andreolli, Constant e altri meno utilizzati). Poco adatti a discorsi tattici i due mesi estivi nel Palermo di Zamparini, veniamo al Pioli che tutti ricordiamo meglio, quello di Bologna e Lazio. In rossoblu si sono visti il 4-4-2, l'albero di Natale, ma anche spesso la difesa a tre (Raggi-Antonsson-Portanova quella più convincente) con soluzioni sempre diverse in avanti. È evidente che Pioli sia uno dei pochi allenatori a credere nei trequartisti, al punto che la sua prudenza viene meno soltanto quando c'è da trovare una sistemazione al giocatore che in teoria ti risolve le partite (nel Bologna Diamanti, che in certe partite ci ricordiamo schierato addirittura insieme a tre punte). La Lazio è storia quasi di oggi: a Roma Pioli non ha mai derogato dalla difesa a quattro e raramente lo ha fatto dal 4-3-3. Qualche volta ha provato a inventarsi un trequartista che non aveva, spostando ad esempio Candreva o tenendo Milinkovic-Savic alle spalle di Klose, ma con risultati raramente brillanti. E quindi? Con Pioli l'Inter troverebbe un allenatore con idee chiare ma poco rigido, uno che ama il 4-3-3 alla De Boer (!) ma che saprebbe trovare una collocazione a Gabigol (sempre che lo veda trequartista e non punta esterna) cambiando modulo senza problemi. L'unico problema, ma non è un problema da poco visto che si tratta dell'azionista di maggioranza, è che un cinese da poco entrato nel calcio europeo al nome di Pioli non si può emozionare.

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