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Serie A, fatti e personaggi dell'8ª giornata

Serie A, fatti e personaggi dell'8ª giornata

Redazione

17.10.2016 ( Aggiornata il 17.10.2016 01:26 )

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Spalletti vince il derby toscano con Sarri e propone finalmente una bella Roma anche in trasferta: nella partita di sabato, la sua squadra e il Napoli avevano entrambe problemi di formazione: le assenze di Strootman e Bruno Peres da una parte, quella di Milik dall’altra. I giallorossi hanno risolto i grattacapi dettati dall’infermeria, i partenopei no e l’assenza del polacco là davanti si è fatta dannatamente sentire sia nella versione-punta vera (Gabbiadini), sia in quella punta-adattata (Mertens). Urge trovare rimedio al più presto, perché il Gabbiadini visto sabato  è rimasto desolatamente intrappolato nella retroguardia romanista, complice un ruolo non del tutto suo (lui dice di sentirsi punta, ma il meglio lo ha sempre dato giocando largo) e magari anche la forte pressione dovuta al delicato compito di sostituire il bomber della squadra. 
Bomber ormai definitivamente trovato dalla Roma: Edin Dzeko in poche mosse ha spazzato via le critiche che lo accompagnavano fino a un mese fa. Il bosniaco, a segno anche con la divisa della nazionale, è il nuovo cannoniere della Serie A, con sette centri. La doppietta siglata del San Paolo introduce di prepotenza la Roma nei giochi per il vertice. Quella ammirata contro il Napoli, al netto degli errori dei singoli avversari (vedi quello di Koulibaly) è stata una formazione ben organizzata, compatta, che non si è vergognata di lasciare il possesso palla agli avversari e che ha saputo attendere i momenti giusti per colpire, muovendosi con ordine (mai un fuorigioco in tutto il match) e schierandosi dietro a tre, a quattro o a cinque a seconda delle necessità del match, con Fazio e Manolas che non hanno sbagliato nulla. Tralasciando lo psicodramma di Icardi, la domenica bestiale dell’Inter rappresenta - per voce dello stesso tecnico - “il momento più difficile” della gestione De Boer. Con l’Europa che traballa e un campionato sin troppo altalenante, i nerazzurri sono un coacervo di equivoci tattici e societari e l’impressione è che la squadra sia una polveriera e che le ultime polemiche tra Icardi e la società, più che quelle tra Icardi e i tifosi, siano l’ennesima miccia di uno spogliatoio che proprio non riesce a trovare la serenità per esprimersi al meglio. 
Complimenti però anche al Cagliari, capace di resistere una volta passato in svantaggio (per via del primo gol in Italia di João Mario) e di tessere una grande rimonta che gli permette finalmente di far punti lontano dalla Sardegna. L’undici di Rastelli, a segno con Melchiorri e con un’autorete di Handanovic, si affaccia nell’alta classifica, dove agguanta il Chievo sconfitto nel posticipo dal Milan: i veneti non perdevano in casa da gennaio e a nulla è servita la deliziosa parabola di Birsa, che ha dipinto il più bel gol di giornata. Di fronte al Chievo, che per quaranta minuti si era fatto preferire, c'era un Diavolo che ha beneficiato della bella serata di molti elementi, a partire dai marcatori dei primi due gol: Kucka ha sbloccato l'incontro, ma è in mezzo al campo che ha giganteggiato, vincendo il duello contro i muscolari mediani clivensi; Niang è sempre più determinante nelle sorti della squadra e quando si mette in moto diventa difficile contrastarlo, soprattutto per una difesa affidabile, ma attempata come quella gialloblù. Ma apprezzabili sono stati anche Bonaventura e Lapadula: dinamico il primo, sul pezzo il secondo, che ha sprecato un paio di volte la possibilità di siglare il primo gol in A, ma ha fatto comunque molto lavoro sporco, come il tackle sul gol di Kucka. Esaltati un Dzeko più in forma che mai, il collettivo cagliaritano che ha espugnato San Siro e il Milan di nuovo nei piani alti della classifica, resta ancora da elogiare l’altro uomo di giornata: Paulo Dybala. Il talento argentino ha ribaltato la nuova Udinese di Delneri, che per un po’ aveva cullato il sogno di ripetere l’impresa dello scorso anno fatta allo Stadium dalla band di Colantuono. Una punizione nel primo tempo, un rigore nel secondo e la Juventus allunga in classifica, portandosi a +5 sulle nuove seconde in classifica, Roma e Milan. E sabato sera sarà in programma a San Siro proprio Milan-Juventus. La decaduta rilanciata e la squadra che da cinque anni sta uccidendo la concorrenza, in quel Meazza che ha già visto firmare l’impresa dell’Inter ai danni della Signora (unico stop in otto giornate). Dopo quella vittoria, sono in realtà iniziati i guai per i nerazzurri. Sull’altra sponda milanese, seconda dopo tanto, troppo tempo, si cercherà di proseguire il filotto: nelle ultime cinque giornate, Montella - anche con un discreto pizzico di buona sorte - ha ottenuto più punti di tutti (tredici sui quindici a disposizione). Il big match contro la corazzata di Allegri capita forse nel momento migliore. Nelle altre partite, da segnalare il sabato di Campagnaro, che contro la sua ex Sampdoria prima trafigge il proprio portiere Bizzarri e poi si riscatta superando Viviano (che a sua volta si supererà parando un rigore a Caprari: dall'agosto 2015 è il quinto penalty sventato); l'astuzia di Di Francesco che azzecca i cambi contro il Sassuolo, mandando in campo nella ripresa Sensi per Biondini e Iemmello per Defrel, i quali hanno trovato rispettivamente pareggio e sorpasso ai danni del Crotone, ancora a secco di vittorie; e infine lo 0-0 del “lunch match”; resta da capire il perché dello smarrimento della Fiorentina: di questi tempi, un anno fa, era in testa da sola; ora, con lo stesso tecnico e grosso modo lo stesso organico, è quattordicesima, seppur con una partita da recuperare. Elogiata da pubblico e critica, briosa e interessante dal punto di vista tattico, la Viola dello scorso autunno. Spenta, monocorde, poco frizzante e fischiata, quella di 365 giorni dopo. Giovanni Del Bianco

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