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L'America secondo Kaepernick

L'America secondo Kaepernick

Redazione

31.08.2016 ( Aggiornata il 31.08.2016 08:41 )

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Un quarterback che non si alza per l'inno nazionale sta da giorni facendo discutere l'America, ma il caso può interessare anche il resto del mondo visto che certi atteggiamenti formali fanno spesso notizia più della sostanza. La scorsa settimana Colin Kaepernick è rimasto seduto a bordo campo durante l'esecuzione di Star-Spangled Banner, in segno di protesta (ha spiegato poi) contro l'oppressione, a suo dire, degli afroamericani negli USA. Comportamento che ha diviso i tifosi dei San Francisco 49ers e del football in generale, a leggere i messaggi dei lettori con gli anti-Kaepernick in netta maggioranza mentre i media come al solito hanno spaccato il capello in quattro: probabilmente se Kaepernick fosse stato totalmente bianco (lo è la madre biologica, mentre il padre è afroamericano, al di là del fatto che poi sia stato dato in adozione) e/o sostenitore di Trump sarebbe stato linciato. La questione davvero interessante è cosa c'entri l'inno nazionale con manifestazioni sportive professionistiche o anche dilettantistiche, ma senza nazionali in campo. Con il paradosso che proprio mentre in America questa tradizione viene messa in discussione, nel resto del mondo sportivo in molti la copiano come a voler dare solennità ai propri eventi. Sempre abbiamo sentito eseguire l'inno prima di partite NBA (anche perché sempre è stato eseguito, dal 1946), in linea con quanto la MLB di baseball fa dal 1942 e la NHL dal 1946 (lì facoltativo God Bless America). È evidente l'influenza del clima bellico, così come è chiaro che spesso le tradizioni vengono accettate senza domandarsene le origini: così anche la MLS, nata a metà degli anni Novanta, ha sempre avuto l'inno prima delle sue partite. Tutte realtà professionistiche, lontane dalle finalità 'formative' che può avere l'inno suonato prima di partite di high school o di college. Ma è chiaro che il football tocca in America corde che altri sport di successo non toccano, per questo il caso Kaepernick (altra benzina sul fuoco la sua recentissima conversione all'Islam, che sta cercando di mettere il cappello sul movimento Black Lives Matter e forse l'ha già messo) non è destinato a finire tanto presto. Lo sport è un'arma di distrazione di massa, comunque la si pensi torna a merito di Kaepernick quello di avere ispirato un riflessione sul tema. Che magari porterà la massa dei tifosi a conclusioni diverse rispetto a quelle da lui auspicate. twitter @StefanoOlivari 

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