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"Forza azzurri!" Siamo tutti islandesi

"Forza azzurri!" Siamo tutti islandesi

Redazione

01.07.2016 ( Aggiornata il 01.07.2016 11:35 )

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di Alessandra Vaccaro Il blu è il loro colore e la determinazione il loro carattere. I vichinghi islandesi come le Foxes del Leicester. Dopo il miracolo di Claudio Ranieri in Premier League, il mito degli "ultimi saranno i primi" sbarca anche a Euro 2016. Oltre 50.000 su una popolazione di 320.000 abitanti, i tifosi dell'Islanda che si sono riversati in Francia per il primo Europeo della loro storia. Proprio come i supporter del Leicester, che appena hanno capito che il "non succede ma...se succede" di Ranieri stava succedendo, hanno fatto le valigie e sono volati in Inghilterra. Dalla Nuova Zelanda agli Stati Uniti, il miracolo Leicester ha destato gli appassionati di calcio di tutto il mondo. E se la favola delle Volpi ha avuto il suo lieto fine, il carisma dell'Islanda non è passato inosservato, anche in Italia. "Pescara è fiera di voi", "Quest'estate vogliamo un'amichevole con l'Islanda! Forza Pescara e forza Islanda". E' la tifoseria della squadra di Oddo che, dopo la storica vittoria della Nazionale di Lagerback per 2-1 contro l'Inghilterra agli ottavi, invade la pagina Facebook ufficiale della Federazione calcistica islandese, sottolineando il passato di Birkir Bjarnason nel club abruzzese. A Euro 2016 la Nazionale della terra dei ghiacci, ha fatto venire i brividi. Non solo agli inglesi: l’Haka «Geyser sound», intonata in campo subito dopo la qualificazione ai quarti di finale era da pelle d'oca. Austeri e composti, sin dalla prima nota dell’inno, giocatori e i sostenitori nell’esordio contro il Portogallo, ma anche ironici di fronte al Ronaldo furioso che rifiuta lo scambio di maglia dopo il disonorevole pari: per ricompensare il condottiero, Aaron Gunnarsson, hanno buttato là una colletta per comprare la maglia del capitano del Real Madrid, con tanto di foto sui social network a mo' di sfottò. Per ogni sogno che diventa realtà ce n'è sempre uno che si spezza. L'Albania chiude ultima tra le terze classificate, ma la squadra di De Biasi è stata accolta in patria con il tributo che spetta agli eroi, tra cortei e cori non solo dei tifosi più accaniti ma anche della gente normale, che di calcio conosce ben poco ma, che si riconosce in quel tripudio di emozioni che fanno la storia di una comunità. Una comunità che è riuscita ad attirarsi le attenzioni delle telecamere, non solo per le prestazioni sul campo, ma anche per le bellezze in tribuna: le immagini della bionda Rike Roci e della mora Irid Oxa hanno fatto il giro del mondo. Sorridenti e morbide nelle forme, hanno accolto sotto la propria egida il fervore di tutti i supporter di Euro 2016, di qualsiasi colore e bandiera. Perchè il tifo non è solo per la propria squadra ma, anche per se stessi. La voglia di riconoscersi e farsi riconoscere. In quell’immensa bolgia anonima dello stadio, i tifosi sono sempre meno granelli di sabbia nel deserto ma sempre più protagonisti affamati di visibilità. Non ci sono solo i selfie: c’è chi aspetta il vento favorevole per alzarsi in piedi e farsi notare, da una telecamera o da una macchina fotografica, con una bandiera tatuata sul volto, con il decollettè in bella vista o un costume più bislacco del proprio vicino di posto. Una gara con il regista televisivo a far finta di non sapere di essere ripresi. Una corsa alla visibilità non sempre gioiosa: le tifoserie russa, croata e inglese hanno creato non poco scompiglio in terra francese. Per fortuna che è sceso in campo anche l'Esercito Verde: la valanga irlandese ha trasformato in oro tutto ciò che ha toccato. Un Re Mida rispettoso e ironico sugli spalti, ma anche fuori dallo stadio. Che beve birra ma raccoglie i rifiuti. Che i britannici abbiano un feeling con luppolo e malto non è una novità ma, che i tifosi in trasferta puliscano i parchi dai residui sì. Udite, udite: gli irlandesi dopo qualche ora di festeggiamenti e più di qualche bottiglia stappata, nonostante la discutibile lucidità, hanno riportato al verde il prato, teatro delle libagioni. Non solo senso civico, però. Una Green Army con lo stesso entusiamo e carisma di una compagnia teatrale itinerante, che non ha ottenuto i quarti ma che ha strappato un sorriso a tutti gli attori di Euro 2016. Dalla suora incontrata in treno a cui hanno cantato in coro il Padre Nostro, al papà del neonato a cui hanno intonato una ninna nanna, alla bella ragazza francese a cui hanno dedicato una serenata. Non solo ugole inumidite. Hanno aiutato una coppia di anziani a cambiare una gomma dell'auto forata e un ciclista a farsi largo tra la folla, o meglio sulla folla, a bordo di una bicicletta volante. Ecologisti impeccabili, meccanici improvvisati, padri affettuosi, simpatici cabarettisti ma, soprattutto, ottimi tifosi, che senz'altro noi italiani ricorderemo con affetto. Amanti del bel calcio, prima ancora che della propria Nazionale, che all'inizio del match contro l'Italia, non ci hanno pensato due volte ad alzarsi in piedi e unirsi al coro azzurro dell'Inno di Mameli. Insomma finalmente non solo hoolingans, in questo Europeo. Colori, spettacolo e passione. E pensare che il torneo era iniziato sotto le peggiori stelle: le paure dopo gli attentati di Parigi del 13 novembre 2015, la minaccia Isis incombente sulla Francia, gli scontri tra tifosi nella partita inaugurale, l'intensificazione dei controlli fuori e dentro gli stadi. Eppure le immagini che stanno rimanendo nei nostri occhi, e un po’ anche nei nostri cuori, ma sì, sono di questa gioventù che non hanno voluto saperne delle troppe paure e, in migliaia si sono sposatati da ogni parte d’Europa per riempire gli stadi di colori e allegria. Anche con qualche nota da crociata moderna. Al tempo della globalizzazione sempre più spesso si fa riferimento al recupero della propria identità. L’importante è farlo con un sorriso. E in questo tripudio di buoni sentimenti, abbiamo avuto l’impressione di una piccola, grande assenza. Quella del tifo italiano: di bandiere italiane ce ne sono state tante in terra francese ma, non abbastanza. Complice le poco rosee previsioni sul cammino dei nostri, abbiamo dovuto aspettare il trionfo sulla Spagna per esaudito il desiderio di Antonio Conte di vedere un po’ d’azzurro in tribuna. E se nella prime partite, vuoi per scaramanzia, vuoi per scetticismo, i tifosi dell'Italia in Francia sono stati poche migliaia, per la gara contro la corazzata spagnola, i tifosi sono saliti a 20.000 allo Stade de France. L'Italia chiamò. Anzi no: Conte chiamò. Fate un po’ voi, intanto chiunque abbia chiamato è stato un successo. Per ora, ma è già abbastanza. [gallery link="file" ids="33972,33973,33974,33975,33976,33977,33978,33979,33980,33981"]

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