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Cannonieri cadetti / Luigi Marulla

Cannonieri cadetti / Luigi Marulla

Redazione

13.02.2016 ( Aggiornata il 13.02.2016 09:00 )

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Il calcio del sud, è risaputo, nutre particolare e caloroso affetto per i suoi beniamini. Cosenza è una piazza che purtroppo non è ancora riuscita ad assaporare la Serie A. Ma tra la fine degli anni Ottanta e l'inizio del decennio seguente visse il suo periodo migliore, sfiorando la tanto agognata massima categoria. Il centravanti con il numero 9 sulle spalle, tra i principali artefici di quell'epoca, era Luigi Marulla. Calabrese, reggino di Stilo dove era nato il 20 aprile 1963, Marulla si formò lontano da casa. Prima all'Acireale (dove esordì tra i dilettanti nel 1979-80) e poi nell'Avellino, che in quegli anni rappresentava una presenza costante in A. Nella stagione 1981-82 gravitava attorno alla prima squadra, ma non riuscì a debuttare: un palcoscenico che resterà per lui soltanto un miraggio, anche per scelte personali. Arrivò a Cosenza nell'estate del 1982, in C1. Un crescendo di reti lo portò a laurearsi capocannoniere del campionato 1984-85 con 18 segnature, una performance che gli diede la possibilità di passare al Genoa tra i cadetti. In 2 delle 3 annate sotto la Lanterna risultò il miglior marcatore della squadra, pur senza toccare cifre da urlo. Nel 1988 cambiò aria e ritornò ad Avellino, sempre in B, stavolta per giocare da titolare. E “Gigi” timbrò 10 volte in 30 partite. Ma quella casacca rossoblu, quella del Cosenza, reclamava di essere indossata nuovamente. E allora Marulla rimise quel numero 9 e quasi se lo tatuò sulla pelle, trascinando per anni i calabresi da capitano e idolo di una piazza intera. Suo il gol che regalò la salvezza ai rossoblu nello spareggio contro la Salernitana del 1991. Nel campionato cadetto 1991-92 il Cosenza arrivò al turno conclusivo a quota 42, appaiato all'Udinese in quarta posizione, l'ultima utile per salire in Serie A. La contemporanea sconfitta dei calabresi (in casa del Lecce senza velleità di classifica) e la vittoria dell'Udinese con l'Ancona già promossa diede forma alla peggiore delusione della carriera di Marulla e probabilmente nella storia del club. I rossoblu retrocedettero in C1 alla fine della stagione 1996-97 e Gigi concluse la sua esperienza rossoblu da detentore dei record assoluti di presenze (330) e reti (91), dopo aver sposato i colori rossoblu per una scelta di vita: varie offerte gli avrebbero infatti consentito di giocare in Serie A. Concluse l'avventura agonistica a Castrovillari con un biennio in C2 e altri 23 gol, che fissano il suo score complessivo a quota 147 gol tra i professionisti. Stabilitosi a Cosenza con la moglie Antonella (cosentina) e i figli Kevin e Ylenia, è rientrato nel club da tecnico della Primavera e da allenatore in seconda della prima squadra, dove poi tra il 2004 ed il 2006 ha guidato da solo i calabresi. Dopo le parentesi al Gallipoli (vice di Patania) ed al Vigor Lamezia, il club cosentino lo ha riaccolto per allenare la Berretti. Ha fondato la sua scuola calcio “Marca”, affiancato dal figlio Kevin che oggi ricopre il ruolo di team manager del Cosenza. Il 19 luglio 2015 il dramma: Marulla ha un malore nella sua casa dopo aver bevuto una bibita fredda che gli causa una congestione. Spira poche ore dopo all'ospedale, a soli 52 anni. La salma è stata trasportata per l'ultimo struggente saluto dei tifosi al San Vito, a cui sono seguite le esequie. Il 21 settembre 2015 la città di Cosenza ha rinominato lo stadio della sua amata squadra in “San Vito-Gigi Marulla”, a testimonianza del grande affetto suscitato dal punto di vista sportivo ed umano. Fabio Ornano

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