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El Hilali, un'anima divisa in due

El Hilali, un'anima divisa in due

Redazione

15.01.2016 ( Aggiornata il 15.01.2016 11:21 )

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Mattia El Hilali sarebbe a prima vista un calciatore italiano, visto che gioca nel Milan e l'anno scorso era in Bulgaria con la maglia azzurra per l'Europeo Under 17, in una squadra a detta degli osservatori di livello medio modesto ma dove comunque c'era in porta Donnarumma: il centrocampista rossonero giocò tutte le partite, pare anche bene. Aumentando di età El Hilali è entrato nel giro dell'Under 18 di Roberto Baronio, ma qui è nato quello che è un 'caso' soltanto nelle menti malate che pensano che la nazionalità coincida con un pezzo di carta. In sostanza El Hilali, di padre marocchino e madre italiana, in vista della partita con il Belgio si sarebbe dichiarato indeciso fra le sue due anime, anche se nel Milan è sempre stato considerato italianissimo (è nato a Milano, fra l'altro). Sui motivi di questo tergiversare ci sono varie versioni. In FIGC, anche se non l'hanno detto chiaramente, pensano che El Hilali sia uno (come del resto tanti italiani-italiani) che giudichi le nazionali giovanili, tranne forse l'Under 21, delle 'rappresentative per falliti' (cit.  Cassano) e che miri più in alto. Altri sostengono che il padre avrebbe piacere che giocasse per il Marocco, cosa che ci sta (ma la madre non conta?). Di certo il ragazzo non avrebbe alcuna convenienza a giocare per una nazionale come quella marocchina, con cui senz'altro farebbe meno strada, sognando la Coppa del Mondo, invece che con gli azzurri. Indifferente il discorso a livello di club, il passaporto italiano permette a El Hilali di andare dove vuole. Fatto che Maurizio Viscidi, il vice-coordinatore (il capo è Conte, che la pensa allo stesso modo) delle giovanili italiane, è stato chiaro: "Una nazionale però non può essere oggetto di trattativa. Noi investiamo anni di lavoro per preparare e migliorare i ragazzi: se cambiano maglia, abbiamo lavorato per un’altra nazione". Insomma, se El Hilali credeva di aprire un'asta è stato davvero mal consigliato. In concreto il Marocco gli avrebbe offerto di far parte da subito dell'Under 21, quindi di una nazionale giovanile importante, mentre nessuno in Italia gli avrebbe mai potuto dare una garanzia del genere nemmeno volendo (e Conte, così come Tavecchio, sicuramente non vuole creare un precedente del genere). Questo non toglie che molti addetti ai lavori (non millantiamo di seguire il calcio giovanile: guardando tutte le partite di Juventus, Inter, Milan, Napoli, Roma, Fiorentina, Real, Barcellona, Liverpool, Bayern più varie ed eventuali rimane a malapena il tempo di scrivere) e osservatori lo considerino uno dei migliori 1998 italiani, che può dare il meglio come centrocampista centrale ma che è in piena evoluzione tattica. Significativa la sua pagina Facebook, fino all'estate scorso piena di foto di Milan, di Brocchi e di se stesso con la maglia azzurra, adesso invece con una sua immagine mentre tiene in mano la maglia del Marocco. La linea dura della FIGC è comprensibile, ma forse di fronte a un giovane confuso sulla sua identità (e non potrebbe essere altrimenti) si potrebbe aspettare ancora un po'. Altro discorso, più volte fatto dal Guerino, per i 'grandi' che non essendo abbastanza bravi per giocare nelle loro vere nazionali alla fine scelgono l'Italia come soluzione di ripiego: mai nessuno però in FIGC si è mai indignato per i vari Camoranesi, Thiago Motta, Paletta, Vazquez, Eder... Anzi, qualche fantasista si è spinto a definirli 'nuovi italiani'. Il finale della vicenda El Hilali è apertissimo, ma potrebbe diventare paradossale: essere costretto a giocare per il Marocco pur sentendosi italiano. Twitter @StefanoOlivari

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