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La normalità di Locri

La normalità di Locri

Redazione

28.12.2015 ( Aggiornata il 28.12.2015 14:36 )

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La vicenda dello Sporting Locri, la squadra di calcio a cinque femminile che ha annunciato l'abbandono della serie A per le minacce ricevute da alcuni suoi dirigenti, sembra studiata apposta per permettere ad ognuno di fare bella figura con dichiarazioni generiche. La premessa, visto che parliamo di Calabria, è che la ndrangheta difficilmente potrebbe essere interessata ad una realtà che muove, sponsor compresi, non più di 50mila euro l'anno (poi le reali cifre dei club dilettantistici nessuno dall'esterno le conosce). Ma resistere alla tentazione di infilare la ndrangheta nel titolo di una notizia da Locri è difficile. Le minacce sarebbero quindi arrivate, come del resto ha ipotizzato lo stesso presidente Armeni, da singole persone che ce l'avrebbero con qualcuno in particolare per motivi al momento ignoti: i condizionali non sono mai troppi. Però le minacce anonime hanno scatenato una solidarietà globale, da Malagò e Tavecchio in giù fino all'editorialista collettivo (di cui siamo parte, come al solito si scrive adesso e non fra vent'anni), che non potrà che fare bene al calcio femminile: inguardabile, con le prime a non guardarlo che sono le donne, ma con la stessa dignità dello sport praticato da Cristiano Ronaldo e Messi. L'idea del presidente della FIGC di portare a Locri le azzurre del calcio a cinque è ottima, vale a prescindere dagli autori dei messaggi minatori, mentre doverosa è la scelta annunciata dal prefetto di Reggio Calabria di mettere sotto scorta i dirigenti minacciati: troppe volte si sono sottovalutati segnali di questo tipo, nel paese di 'Falcone voleva farsi pubblicità'. Il Guerino ha ricevuto varie spiegazioni di esperti 'locali', tutte da verificare (compresa quella che il club sarebbe da tempo alla ricerca di nuovi soci, non potendo andare avanti con l'attuale assetto), per il momento non ci improvvisiamo Carabinieri. Il vero punto rimane però la difficoltà di fare sport al Sud, soprattutto in realtà lontane dai riflettori, per la pressione ambientale insostenibile nei confronti dei vari attori dello spettacolo, a partire dagli arbitri. La lettura dei comunicati delle FIGC regionali e le segnalazioni 'private' all'AIA e all'AIC è come quella di un bollettino di guerra, i dirigenti che hanno ancora voglia di fare e di sbattersi sono eroi quotidiani, animati da passione senza alcun ritorno (se non le invidie di paese, chi sta al bar tifa per l'immobilismo e sfotte i 'fanatici') di immagine, anche senza tirare in ballo la criminalità organizzata o spicciola, perché non stiamo parlando del calcio maschile che immediatamente ti trasforma nella persona più in vista del luogo. Il problema, di Locri e di tantissime altre realtà che soffocano lo sport soprattutto al femminile, sono le persone normali. Con un loro sostegno fattivo non si leggerebbe 'Chiuso per dignità' nella homepage del sito del club. Twitter @StefanoOlivari

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