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Ancelotti d'Europa

Ancelotti d'Europa

Redazione

21.12.2015 ( Aggiornata il 21.12.2015 12:16 )

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Carlo Ancelotti al Bayern Monaco ci ricorda che non dovremmo esaltarci soltanto per gli stadi di proprietà, in Italia politicamente possibili soltanto nelle città con un padrone, ma anche per realtà che annunciano tranquillamente un cambio di allenatore a sei mesi dalla fine della stagione, senza che nessuno nell'ambiente si senta turbato o ritenga che l'allenatore sostituito (la sensazione è che Guardiola sia stato accompagnato alla porta) non abbia più la squadra in pugno nella fase finale di Bundesliga a Champions League. Il precedente di Heynckes tre anni fa, sostituito con annuncio dato mesi prima proprio da Guardiola durante l'anno sabbatico a New York, è in questo senso incoraggiante: salutò sollevando la Champions League a Wembley. Per Ancelotti, che vincerà il più facile dei suoi 'scudetti' nei cinque grandi campionati nazionali europei (non l'ha vinto soltanto in Spagna), l'ennesimo riconoscimento a conferma di una stima internazionale nei confronti di un grande allenatore che mai ha fatto il fenomeno, caratteristica che viene apprezzata tantissimo dai proprietari e che non sempre è presente in allenatori del suo livello (certo non in Guardiola). Ma anche la conferma, come il Guerino ha scritto mesi fa riportando di prima mano il 'sentiment' del mondo Tavecchio-Galliani-Lotito-Preziosi, che per il dopo-Conte non è mai stato preso nemmeno in considerazione. Situazione comune a quasi tutti i grandi allenatori italiani (unica eccezione Allegri, a quanto ne sappiamo), occupati o disoccupati che siano. Dei tanti allenatori in bilico in serie A il più in bilico rimane Rudi Garcia nonostante la vittoria contro l'impresentabile Genoa di stagione, dove la mano di Gasperini poco può con giocatori di cilindrata inferiore. Garcia festeggerà il Natale a soli quattro punti dall'Inter capolista, con la presenza nel tabellone che conta della Champions League, i giocatori della Roma quasi totalmente dalla sua parte e il principale problema della squadra (la condizione atletica, con poche eccezioni fra i singoli) da addebitare a una struttura impostagli dalla società. Si può esonerare un allenatore così, due secondi posti nei primi due anni sulla panchina giallorossa (a meno che ci siano state altre squadre che hanno dato fastidio alla Juventus...), soltanto sulla base delle antipatie di un presidente che si fa vedere all'Olimpico una volta ogni sei mesi? La permanenza di Garcia fino a maggio potrebbe essere favorita dal suo perfetto ruolo di parafulmini, anche mediatico, quindi Sabatini dopo averlo scaricato a giorni alterni adesso lo difenderà fino a quando sarà possibile. Anche perché una exit strategy del livello della Roma non ce l'ha nemmeno lui. Per Michel Platini non è ancora finita, nonostante il Comitato Etico della FIFA abbia appena sospeso lui e Blatter per otto anni, con effetto immediato. Aspetteremmo però a toglierlo dall'elenco dei candidati per le elezioni del 26 febbraio, come hanno frettolosamente fatto alcuni bookmaker mettendo in cima Al-Hussein con quote in zona 1,75 e dando più credibilità a Infantino che adesso si gioca a 6,00. Platini ha da giocarsi ancora due carte, magari insieme: quella di un secondo ricordo al TAS di Losanna, che fonti a lui vicine danno per ben disposto nei suoi confronti, e quella di una UEFA che si metta a minacciare scissioni o cose del genere. Che poi Platini sia platealmente vittima di una manovra sporchissima sembra interessare a pochi: si tratterebbe della prima tangente della storia dell'universo dichiarata al Fisco e risultante da un contratto con lo stesso ente (la FIFA, appunto) presunto danneggiato. Ma facciamo pure lo scenario peggiore per Platini, cioè quella del TAS che lo lascia a casa: per chi voterebbe l'Italia? Se su Platini tutta l'Europa (tranne la blatteriana Russia, del resto Putin all'ormai ex presidente FIFA vorrebbe far assegnare il Nobel per la Pace) era ufficialmente compatta al netto di qualche mal di pancia, come quello della federazione francese, con un uomo di apparato e senza voti personali come Infantino la situazione potrebbe rimescolarsi e il 'nostro' voto andare ad Al Khalifa. Non sono discorsi sui massimi sistemi, perché poi ci si trova a non vedere la serie A per tutto novembre e tutto dicembre, nel nome del delegato dell'isoletta beneficiata dal programma di 'sviluppo'. Twitter @StefanoOlivari 

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