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Pallotta esonerato dall'Olimpico

Redazione

10.12.2015 ( Aggiornata il 10.12.2015 11:10 )

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La Roma ha appena disputato una partita di un torneo minore, fallendo la qualificazione alla fase a eliminazione diretta? Soltanto in questo caso sarebbero stati spiegabili, con i parametri di una volta, i fischi dell'Olimpico alla fine della partita contro il Bate Borisov, ma soprattutto le 29mila presenze: poco più di un terzo della capienza, guardando chi si è presentato e non soltanto i biglietti o abbonamenti venduti. Eppure la Roma ha guadagnato una quindicina di milioni di euro dal passaggio del turno, ma soprattutto è nelle migliori sedici d'Europa, arrivando dove non è arrivato, per dire, il Manchester United. La prestazione di ieri è stata pessima, anche perché dominata dalla paura, ma i fischi di fine partita, anche quando è stato annunciato il risultato finale di Leverkusen, partono da lontano e non sono soltanto una storia di ultras, categoria peraltro mai amata da Pallotta (che nemmeno ne concepisce l'esistenza). Dal calciomercato? No di certo, tre mesi fa non c'era osservatore o tifoso giallorosso che non avesse messo la Roma in prima fila per lo scudetto (magari insieme alla Juventus) e per una buona stagione europea. Da idoli locali che non giocano o giocano male? Mah... Totti è ormai giustamente (a 39 anni) un ex, De Rossi e Florenzi erano in campo con dignità. Dal gioco poco spettacolare di Garcia? Vorremmo credere a questa spiegazione, significherebbe che in Italia si scinde il giudizio fra prestazione e risultato. Ma fino alla partita di Bologna, stiamo quindi parlando di nemmeno tre settimane fa, il gioco c'era e di qualità. E anche lo stesso pareggio del Dall'Ara si presta a varie interpretazioni, di certo il crollo è iniziato tre giorni dopo venendo umiliati al Camp Nou, proseguendo con l'Atalanta e i due pareggini con Torino e Bate. Una sconfitta rimediabile e rimediata, una sconfitta casalinga, una vittoria in trasferta buttata e un mediocre pareggio che però fa passare il turno: non uno scenario da negatività perenne, a vederlo dall'esterno. Poi Garcia sul piano umano sembra davvero al capolinea della sua esperienza a Roma, ma non certo perché ha dimenticato come si allena. Diciamo allora la nostra impressione: il cuore della tifoseria, che non significa necessariamente la curva, non ama questa gestione aziendalistica (peraltro in perdita) della Roma americana e per motivi del tutto irrazionali, ingigantiti da una valanga mediatica e parolaia, gioca al 'tanto peggio tanto meglio'. Eppure i linciaggi a mezzo cartaceo o radiofonico di proprietari o dirigenti romani e romanisti non sono preistoria. Conclusione? Se Pallotta si presentasse più di una volta ogni sei mesi sarebbe un bel segnale. In caso contrario i fischi post Champions potrebbero ripetersi: una richiesta di esonero sì, ma per il presidente. Twitter @StefanoOlivari

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