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La lezione di Wembley

La lezione di Wembley

Redazione

18.11.2015 ( Aggiornata il 18.11.2015 09:02 )

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Il pubblico di uno stadio di Wembley strapieno, che tutto insieme canta la Marsigliese prima di Inghilterra-Francia, ha regalato uno dei minuti più emozionanti di tutta la storia del calcio. Che in prospettiva oscurerà anche l'allarme bomba che ha fatto annullare Germania-Olanda ad Hannover ed i tanti episodi, piccoli e grandi, di paura o prudenza seguiti agli attentati di settimana scorsa e a discorsi più ampi sulla civiltà occidentale che almeno sul Guerino vi risparmiamo. Servizi segreti e polizie dei vari paesi devono fare il loro lavoro, giornalisti e tifosi devono invece evitare di cadere nella psicosi del 'nemico' che si nasconde dietro ad ogni faccia un po' scura. Sui media francesi l'ipotesi di sospendere per motivi di sicurezza i campionati dalla Ligue 1 in giù non è stata nemmeno presa in considerazione, per puro orgoglio nazionale. Davanti a centinaia di morti è probabile che in Italia non sarebbe andata nello stesso modo, visto che il 'morto di calcio' (che sia un carabiniere, un ultras, un muratore) per motivi misteriosi vale sempre di più della stessa persona morta in altri contesti. E quindi? Continuiamo a vivere e a giocare. 2. C'era invece davvero un buonissimo clima a Bologna, Marsigliese compresa, per l'amichevole azzurra contro la modesta (per quanto dentro all'Europeo 'cani e porci' a 24 squadre) Romania. Che ha confermato che l'Italia, non soltanto quella di Conte, non sente questo tipo di partite, anche se al Dall'Ara l'ambiente è stato davvero degno di nota e il due a due è nella sostanza bugiardo considerando il gioco e le occasioni di una Nazionale che non potremmo nemmeno definire sperimentale: come si fa, senza Verratti, De Rossi e Pirlo, a fare ragionamenti sensati sul centrocampo di Euro 2016? Qualcosa è cambiato invece per il futuro azzurro di Conte, ma soltanto in pubblico. Milan e Roma, due esempi non casuali, non hanno ancora cacciato Mihajlovic e Garcia, quindi non è che il c.t. con otto mesi di anticipo possa dire 'In Francia vinco e me ne vado'. Lo può dire a tavola con i pochi amici fidati, ma di certo non in conferenza stampa. Nulla è cambiato, dal suo punto di vista. Mentre è certo che Tavecchio si è portato avanti, sondando (meglio: facendo sondare) la disponibilità dei due nomi che nella sua mente potrebbero raccogliere ampi consensi: Massimiliano Allegri e Carlo Ancelotti, secondo quanto risulta al Guerino. Il primo è ritenuto colpevole di ogni risultato negativo della Juventus e mai artefice di quelli positivi, il secondo è disoccupato a spese del Real Madrid e l'azzurro, sia da giocatore che da tecnico (i suoi esordi furono come assistente di Sacchi), lo conosce bene: per motivi diversi sarebbero due sì. Psicologicamente sarebbe un ruolo più da Allegri, forse. 3. Chi si ricorda dello stadio di proprietà del Milan? Una notizia letta sul Sole 24 Ore ci ha fatto tornare alla mente mesi e mesi di articoli in managerese, scritti per la gioia di Barbara Berlusconi e per quella parte del club a lei facente capo, prima che il Berlusconi vero stoppasse tutto. In sintesi: la Fondazione Fiera Milano ha siglato un accordo con il Vitali Group per l'area del Portello, quella scelta per lo stadio che avrebbe dovuto sostituire San Siro nel cuore dei tifosi rossoneri. Non è ben chiaro cosa ne sarà dell'area: dal progetto pare un misto di aree commerciali, locali, ristoranti, cinema, eccetera. Di certo nessuno stadio di calcio, per la gioia dei residenti 'nimby' che per principio sono contrari a tutto (e di certo diranno che i locali producono rumore). In concreto il canone per la concessione dell'area arriverà nel giro di due anni ad essere di 3 milioni all'anno, uno in meno di quanto previsto dall'accordo con il Milan quando Barbara era in auge. Quindi anche i soldi dell'eventuale risarcimento dovrebbero essere molti meno dei 10 milioni di cui si parlava qualche settimana fa. Ce ne sarebbe abbastanza per stipendiare per anni un direttore sportivo di prima fascia, il vero buco nell'organigramma del Milan. Certo è che nessuno di alto livello verrebbe a fare il passacarte di Galliani, per quanto prestigioso sia il marchio Milan. Twitter @StefanoOlivari

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