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Pellè e il momento dell'attacco italiano

Pellè e il momento dell'attacco italiano

Redazione

16.11.2015 ( Aggiornata il 16.11.2015 10:04 )

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«Faccio sempre gol, se mi fossi chiamato Pellinho avrei avuto più fortuna nel campionato italiano». Il nostro calcio è probabilmente quello più impaziente, che tenta di ottenere il massimo nel minor tempo possibile. La storia di Pellè la conosciamo tutti, una vita passata - in prestito - in varie parti del belpaese, senza aver mai conseguito lo sperato successo. La tardiva esplosione - a 27 anni - in occasione del secondo viaggio olandese, a Rotterdam con la maglia del Feyenoord, dove mise a referto 50 reti in 57 gare di Eredivisie e il successivo passaggio in Premier, al Southampton, terra nella quale ritrovò uno dei suoi due mentori, Ronald Koeman, l'altro è Louis van Gaal. Buona la stagione d'esordio, 12 marcature, giocata da titolare, cosa che in Italia accadeva raramente. Le prestazioni del centravanti salentino non lasciarono indifferente Antonio Conte, che decise di schierarlo, per la prima volta, nell'undici azzurro che affrontò Malta ormai un anno fa. Pellè ha tutto il diritto di lamentarsi per il fatto che in Italia nessuno abbia avuto fiducia nelle sue potenzialità, però è bene fare un po' di autocritica. Non è un big, piuttosto il volto pulito della nuova Italia operaia, quanto mai priva di nomi altisonanti, come da consuetudine nell'ultimo periodo storico. È uno di quei giocatori che hanno già il biglietto per il prossimo Europeo francese, manifestazione che lo vedrà impegnato da titolare dal 1' al 90' di ogni impegno, anche per mancanza di alternative. Se c'è un reparto dove l'Italia ha fallito, quello è sicuramente l'attacco. Vuoi per mancanza di testa da parte di alcuni, come Balotelli, vuoi per l'accanimento della sfortuna nei confronti di altri, vedi Giuseppe Rossi, vuoi per chi ha vissuto annate importanti e poi è finito per tornare a degli standard normalissimi, vedi Ciro Immobile. Fare affidamento su un giocatore che in Francia avrà 31 anni è una missione a breve termine, poi ci toccherà nuovamente fare i conti con gli stessi problemi. Questo è quello che passa il convento, tentiamo di dare il giusto valore alle cose e lasciamo ampio margine all'umiltà, in campo e nelle dichiarazioni alla stampa. @damorirne

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