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Doping nell'atletica per arrivare a Russia 2018

Doping nell'atletica per arrivare a Russia 2018

Redazione

10.11.2015 ( Aggiornata il 10.11.2015 10:27 )

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Si scrive doping e atletica russa, si legge Vladimir Putin e Mondiali di calcio 2018 (ma anche 2022). Il report che la WADA ha reso pubblico è una picconata a tutto lo sport gestito da Mosca, ma soprattutto a un paese che gioca anche in campi di politica internazionale in cui un certo mondo angloamericano non sta toccando palla. Il punto centrale della vicenda non è infatti che alcuni atleti russi abbiano barato (alla fine fra quelli di primo piano il fango è arrivato soltanto all'ottocentista Savinova, oro ai Giochi di Londra), ma che il sistema sia stato organizzato scientificamente dalla politica russa. Se il direttore del laboratorio antidoping di Mosca, Grigory Rodchenko, è accusato di aver distrutto 1.417 test dopo l’inizio dell’inchiesta della WADA, tutta la responsabilità politica è infatti dell'attuale ministro dello sport Vitaly Mutko. Mutko, non casualmente a capo del comitato organizzatore della Coppa del Mondo di calcio del 2018 (è fra le mille cariche anche presidente della federcalcio russa, oltre che ex numero uno dello Zenit), si è difeso spiegando che ormai qualsiasi cosa faccia la Russia è giudicata con un metro diverso. Inevitabile il collegamento con i recenti scandali FIFA e il tiro a Josef Blatter, con nel mirino le assegnazioni dei Mondiali proprio del 2018 ed ovviamente di Qatar 2022. La Russia si sente insomma sotto assedio, per motivi che poco hanno a vadere con lo sport, il che non significa che i suoi atleti siano puliti (anzi). Ma anche restringendo il discorso allo sport è clamoroso il fatto che la WADA abbia prodotto un documento simile contro un solo paese, per quanto permeato di una cultura del doping nota a tutti gli addetti ai lavori, una cultura che arriva direttamente dall’Unione Sovietica. Magari nel prossimo futuro grazie al nuovo corso di Sebastian Coe leggeremo qualcosa di analogo per Kenya, Giamaica o Stati Uniti, ma al momento i casi di doping di quei paesi anche quando sono numerosi vengono tutti fatti rientrare nell'ambito delle responsabilità individuali degli atleti. E quindi? Praticamente ogni Coppa del Mondo di calcio è stata assegnata in un contesto di corruzione e di voto di scambio (anche Germania 2006, come si è visto), ma con Russia 2018 e soprattutto Qatar 2022 si è andati oltre anche i normali standard. Due partite ancora aperte, nonostante le rassicurazioni (a chi?) di Blatter. Twitter @StefanoOlivari

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