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Conte e una scelta Insigne

Conte e una scelta Insigne

Redazione

09.11.2015 ( Aggiornata il 09.11.2015 12:08 )

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Conte sbaglia se convoca i giocatori con la testa più al loro club che alla Nazionale, Conte sbaglia anche se non li convoca. Il commissario tecnico sbaglia sempre, per definizione (mai che si critichi la squadra del paesello, sempre l'Italia), ma con Insigne ha secondo noi fatto bene. Pur avendo un parco attaccanti imbarazzante, come provato dalla convocazione di Okaka (che però come statistiche sta quest'anno all'Anderlecht andando forte), il c.t. azzurro non ha chiamato il giocatore del Napoli per le amichevoli con Belgio e Romania, preferendogli il compagno di squadra Gabbiadini ed evitando di insistere su Berardi, un altro che pare privo del fuoco sacro, con la scusa dell'Under 21 che in tanti altri casi non era stata usata. Va detto che le porte sono girevoli solo in attacco, perché in tutti gli altri reparti il c.t. ha già scelto chi portare a Euro 2016: ma anche se alla fine se Balotelli e Giuseppe Rossi non torneranno quelli di una volta Conte avrà la tentazione di proseguire a convocare soltanto chi all'azzurro ci tiene. Sentendosi a fine corsa, almeno in Nazionale, sarà anche più libero di ragionare alla Conte. I nemici, reali o immaginari, gli fanno bene. 2. Non si sono registrati suicidi di massa né incidenti significativi per un Roma-Lazio giocato senza le due curve, quindi in un Olimpico dove i presenti erano a malapena trentamila. Lo sciopero del tifo contro la decisione del prefetto Gabrielli di inserire barriere divisorie nelle curve, unito alla presenza in città di 'campioni' stranieri di Real Madrid e West Ham (quattro gatti, comunque), è scivolato via nell'indifferenza della maggior parte dei tifosi, ormai abituata al divano di casa o al bar. L'azione degli ultras, che vengono criminalizzati in blocco anche da chi non frequenta gli stadi da decenni, voleva essere dimostrativa, ma purtroppo ha dimostrato soltanto che il calcio di serie A ormai prescinde dal pubblico. La strada verso il tifoso-consumatore sognato da Pallotta e da tanti altri è però in Italia ancora lunga. Per il momento si sta abolendo il 'vecchio' spettatore, senza pensare che quello 'nuovo' è frutto di precise realtà organizzative e culturali. L'americano a Roma di Alberto Sordi è sempre attuale, fare gli americani è una cosa un po' diversa che esserlo. 3. Il nuovo Tavecchiogate è una purissima guerra di poteri forti, a confermarlo è anche la discesa in campo di Giulia Bongiorno come avvocato del presidente federale, a suo dire vittima di una trappola mediatica. L'aspetto curioso della vicenda è che la Bongiorno, protagonista di tanti casi importanti (su tutti il processo ad Andreotti), non è digiuna di sport. Lo sputo di Totti a Euro 2004 fa curriculum, ma molto più di sostanza è la sua presenza nel consiglio di amministrazione della Juventus, principale minaccia alla sopravvivenza finanziaria della FIGC con la richiesta monstre di risarcimento. Traduzione del Guerino: Tavecchio, espressione politica di una cordata diversa da quella capitanata da Agnelli, ha lanciato un segnale di pace. Visto che questa nuova battaglia è partita dall'intercettazione pubblicata sul sito del Corriere della Sera, controllato dagli Agnelli. 4. A proposito di Tavecchio e Agnelli, quand'è che la serie A tornerà a diciotto squadre? È un argomento che mette d'accordo tutti e due, ma non il calcio italiano profondo. Venerdì scorso in Lega un gruppo di società medio-piccole di A ha discusso del famoso 'paracadute' per le retrocesse, con obbiettivo di portarlo ad almeno 50 milioni (complessivamente) a stagione. Su questi soldi c'è una sorta di pensiero unico, come se fosse giusto che chi ha avuto una stagione negativa fosse anche premiato, falsando oltretutto il successivo campionato di serie B con risorse che le concorrenti nemmeno si sognano. Comunque un dirigente-peone riferisce al Guerino che contro la A a 18 squadre ci sarà un Vietnam di ricorsi e che in ogni caso l'attuale assetto non verrà sfiorato prima del 2018-19. Aria ai denti, insomma, magari mettendo un 'Modello Premier League' (che rimane a venti squadre di cui metà ridicole, al di là del budget) qua e là. Twitter @StefanoOlivari

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