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Il pregiudizio contro Eranio

Il pregiudizio contro Eranio

Redazione

22.10.2015 ( Aggiornata il 22.10.2015 11:00 )

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Stefano Eranio, appena 'licenziato' (per essere davvero licenziati bisognerebbe essere prima assunti) dalla televisione della Svizzera Italiana, la RSI, è diventato una delle vittime del politicamente corretto che ormai da anni sta condizionando la libertà di espressione nei pochi paesi liberi del mondo. Fra questi paesi liberi ci sono senz'altro la vituperata Italia, ma anche in teoria la Svizzera dove un commento dell'ex calciatore di Genoa e Milan ha scatenato un caso mediatico pazzesco. Abbiamo detto che Eranio è una vittima di questo andazzo, ma certo non non esente da qualche colpa: almeno di leggerezza. Cosa è successo? Commentando Bayer Leverkusen-Roma da studio Eranio ha parlato di un errore di Rüdiger sostenendo che "I giocatori di colore, quando sono sulla linea difensiva, spesso certi errori li fanno perché non sono concentrati. Sono potenti fisicamente, però quando c’è da pensare spesso e volentieri fanno questi errori”. La direzione della RSI ha parlato di un episodio analogo accaduto durante Manchester City-Juventus dello scorso 15 settembre, ma per gli standard svizzeri già una frase sarebbe stata sufficiente. Eranio ha poi spiegato al Secolo XIX e ad altri il suo pensiero, dicendo che la scuola calcistica africana cura poco la tattica e che in ogni caso non intendeva offendere nessuno. Spiegazione che ha aggravato la sua posizione, perché Rüdiger pur non essendo di razza ariana è nato a Berlino ed è di nazionalità tedesca, al di là dell'avere militato in tutte le versioni giovanili della Germania. Il discorso sarebbe in realtà più ampio, perché il 100% degli esseri umani giudica secondo pregiudizi ed il colore della pelle (insieme a idea politica, religione, luogo di provenienza, ceto sociale, livello culturale, eccetera) è soltanto uno dei parametri discriminatori, che però proprio per la sua visibilità diventa spesso l'unico importante. Creando una sorta di razzismo dell'antirazzismo. Nessuno è mai stato licenziato per avere sfottuto Cassano o Trapattoni, perché purtroppo non sono stati educati a Eton e non hanno tre lauree, eppure potremmo facilmente produrre decine di volgari articoli o commenti televisivi in tal senso. Ma loro sono bianchi. Insomma, pregiudizi. Ma anche contro Eranio, nel senso che dalla bocca possono uscire frasi infelici senza per forza essere razzisti. 2. Il rapporto UEFA sulle finanze dei club europei ha ribadito, per quanto riguarda l'Italia, ciò che è sotto gli occhi di tutti da quando è iniziata l'era pay-tv (1993, da noi, ma è soltanto dal 1996 che si sono potute vedere tutte le partite fra le varie piattaforme o la piattaforma unica) e quindi la grande fuga verso il salotto di casa: i ricavi del pubblico allo stadio, fra biglietti e abbonamenti, rappresentano ormai soltanto l'11% del fatturato totale. Meno della metà rispetto agli altri paesi trainanti, ma con una preoccupante tendenza al ribasso. Inutile bombardare di cifre, per far vedere che sappiamo copiare (sono comunque 196 i milioni di euro derivanti dal pubblico 'vero'), ma doverosa una sottolineatura: senza televisioni il calcio italiano di serie A morirebbe domani mattina, così come senza calcio di serie A (la vicenda, anche giudiziaria, dell'asta aggiustata lo dimostra) le televisioni a pagamento durerebbero una settimana. Si capisce quindi perché chi prova a toccare questi equilibri, basati su un valore presunto ma non certo su un vero mercato, venga isolato dal sistema. 3. Di spettatori non ce n'erano senz'altro ieri a San Siro in una delle più tristi edizioni del Trofeo Berlusconi, vinta dall'Inter B su un Milan quasi A davanti a pochi tossici (non c'erano nemmeno gli ultras, per entrambe le squadre) e a qualche migliaio di bambini deportati per l'occasione, con il tocco di classe della presenza di Boateng (nemmeno tesserato). Persone non lontane da Berlusconi, nerissimo in tribuna per onorare il padre, riferiscono che se avesse le mani libere richiamerebbe adesso Seedorf, ma le mani libere non le ha e la palude in cui si è infilato con l'invenzione di Mister Bee non lo aiuta. Forse la superliquidazione da dare a Galliani gli sarebbe costata meno della costruzione di questo Milan, che nemmeno sente suo. Il pubblico reale, non quello addomesticato da salotto, accetterebbe e anzi auspicherebbe undici Calabria ma non certo questo vivere alla giornata, fra l'altro in contrasto con la filosofia di quasi trent'anni di presidenza. 4. Non molto più chiara la situazione societaria dei rivali nel derby, salvati mediaticamente dai risultati che lavano tutto e dalla figura di Mancini. Uno dei titoli più abusati è 'Piripicchio alla Ferguson', per indicare un allenatore che non si limita ad allenare. Va da sé che quasi nessuno degli allenatori citati è mai stato davvero alla Ferguson, perché in Italia nessun direttore sportivo mollerebbe mai anche solo l'1% del suo potere sulle carriere di procuratori e consulenti, amici e a maggior ragione nemici che siano. In silenzio lo è invece diventato proprio Mancini che oltre a fare l'uomo-mercato si sarebbe anche inventato procacciatore di sponsor e di contatti commerciali di vario tipo nonostante all'Inter non manchino dirigenti preposti alla materia e soprattutto consulenti di peso mondiale come IMG e la solita Infront. Ecco, Mancini la verità sui famosi patti parasociali fra Moratti e Thohir la sa. 5. A Blatter è riuscita perfettamente l'operazione di azzoppare la candidatura di Platini senza screditare più di tanto sé stesso (anche perché rimane poco da screditare). Il fatto che Platini sia stato sospeso da ogni carica internazionale da parte della FIFA fino a inizio gennaio significa prima di tutto che non potrà fare campagna elettorale: e fin qui poco male, tanto il voto di opinione all'interno delle federazioni in pratica non esiste. Andare a gennaio significa però non potere presentare candidato alternativo sostenuto dall'Europa, visto che le candidature vanno presentate entro lunedì prossimo. Europa che così rischia di subire ancora una volta scelte terzomondiste nonostante sia il motore finanziario e sportivo di tutto il sistema calcio. Da ricordare che Platini si potrà difendere presso un tribunale FIFA e poi in appello al TAS di Losanna: insomma, in trasferta. Se gli andrà male l'Europa sarà costretta a scegliere il meno peggio fra Bin Hussein (Giordania) e gli altri che stanno per scendere in campo: lo sceicco Al Khalifa, Ramon Vega, Zico, David Nakhid e chissà quale sorpresa dell'ultimo secondo. Un brutto scenario, in ogni caso. E nel dubbio il blateriamo comitato etico (già un ente che ha un comitato etico ammette di non avere un'etica) ha azzoppato anche Franz Beckenbauer. Twitter @StefanoOlivari

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