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L'anno buono della Roma, forse

Redazione

01.10.2015 ( Aggiornata il 01.10.2015 12:05 )

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La partita della Roma a Borisov, già analizzata dal Guerino, è stata troppo assurda per ripetersi, ma questo non toglie che la squadra di Garcia si stia giocando malissimo il suo fin troppo annunciato 'anno buono'. Quello con le tre grandi  tradizionali in fase di rifondazione e con le altre tre pericolose (Napoli, Lazio, Fiorentina) con una rosa sulla carta inferiore a quella giallorossa, anche al netto della vicenda della lista UEFA mutilata (massimo 22 giocatori, causa sanzioni, ma il club ha fatto 'meglio' presentando un elenco di 21). Siccome Garcia non può essersi dimenticato come si guida una squadra, dopo il suo folgorante approccio con la capitale, è evidente che dal punto di vista umano dopo due anni e mezzo non ha più in mano la situazione e non sarà certo il contratto prolungato (all'americana, viene da dire) fino al 2018, a quasi 6 milioni lordi a stagione, a difenderlo dalla cottura a fuoco vivo dell'ambiente, con tre favoriti per la sua successione morbida o traumatica: Ancelotti, Ancelotti, Ancelotti. Ad insaputa dell'interessato, a quanto ne sappiamo, ma lo scenario ha comunque una sua logica. Siccome non mancheranno le occasioni per parlare del futuro di Garcia, andiamo diritti su quelle dei dirigenti. Che poi sarebbe meglio usare dirigente, al singolare, visto il potere quasi totale di Walter Sabatini su ogni minimo aspetto della vita romanista, con tutto il rispetto per Zanzi e Baldissoni. Colpe? Dire che la Roma ha fatto un cattivo mercato significa avere una memoria che non va più indietro di un mese, visto che questa estate dalla solita girandola di compravendite sabatiniane con le formule più strane è uscito uno squadrone e lo ribadiamo anche in questo momento. L'attacco è di livello clamoroso per la serie A, al di là della Champions, con tre su sei fra Dzeko, Iago Falque, Salah, Totti, Iturbe e Gervinho che devono sempre stare fuori e in prospettiva anche un talento come Ponce. Il centrocampo, anche quello che per un tempo a Borisov è sembrato inesistente, è pieno di giocatori poco creativi (tranne Pjanic) ma tutti affidabili, semmai paga la coperta corta in difesa dove spesso viene richiamato De Rossi: difficile poi dare a Garcia o Sabatini le colpe di quanto successo a Strootman, anche se qualcuno lo ha fatto. La difesa ha di sicuro poche alternative, ma un recupero pieno di Castan al centro potrebbe bastare a tenere botta in un momento in cui 'Romagnoli laziale, giusta la cessione' è diventato 'Manca Romagnoli' (e pazienza se nel Milan non ha finora entusiasmato). Tutto questo per dire che a volte nel calcio le cose non funzionano senza che ci siano colpe specifiche ed è un po' da frustrati trovarle a tutti i costi. Di certo la situazione è esplosiva, se è bastata una innocente frase di Francesca Brienza (giornalista di Roma Tv e fidanzata di Garcia) su Ancelotti a scatenare il putiferio. Entrando nello specifico, perché non siamo tuttologi che riescono a guardare 128 partite alla settimana (nessuna idea di come giochino Levante o Mouscron, ma onestamente nemmeno il Bari) mentre quelle dei grandi club italiani le seguiamo tutte con attenzione, la Roma di Garcia non sembra una squadra atleticamente all'altezza dello scudetto (mentre tecnicamente senz'altro lo è), perché riesce ad alzare il ritmo soltanto quando si sta materializzando un risultato negativo. Sta accadendo troppo volte, in campionato di sicuro con Frosinone e Sassuolo. I maligni, usiamo questa formula giornalistica un po' vile, dicono che Garcia sorrida nel vedere la squadra sulle ginocchia, perché non si ritiene responsabile della preparazione atletica: l'anno scorso il responsabile Paolo Rongoni dipendeva direttamente da lui, mentre quest'anno la struttura è stata in pratica affidata a Darcy Norman ed Ed Lippie, per precisa volontà di Pallotta (forse la sua prima scelta calcistica forte, in prima persona), che già a Pinzolo sembravano corpi estranei rispetto a Garcia. Curioso (abbiamo controllato sul sito della Roma prima di questo articolo) che non compaiano nello staff di Garcia ma fidatevi, esistono e non sono nemmeno gli ultimi arrivati (Norman ha lavorato con Bayern Monaco e Germania). Certo imputabile a Garcia è la scarsa attenzione degli attaccanti (tutti) alla fase difensiva, con centrocampo in affanno soprattutto a inizio partita quando gli avversari sono freschi. Va da sé che la pezza potrebbe essere ri-spostare Florenzi in avanti e riesumare Maicon, creando però uno scontento in più fra gli esclusi dell'attacco. Lo ribadiamo: la Roma ha tutto per rimettersi in carreggiata, ma troppe persone al suo interno potrebbero trovare conveniente, al di là del contratto residuo, tenere Garcia nel mirino fino a fine stagione. Senza esonerarlo, ma con un colpevole di giornata già pronto. Twitter @StefanoOlivari

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