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Infallibilità di Agnelli e Marotta

Infallibilità di Agnelli e Marotta

Redazione

28.09.2015 ( Aggiornata il 28.09.2015 12:35 )

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Invece di nascondere le notizie su Agnelli e di esentare Marotta, Paratici e Nedved dalle critiche come se la loro infallibilità fosse un dogma (non lo è nemmeno per il Papa), sarebbe il caso di dire che la dirigenza della Juventus ha consegnato ad Allegri una squadra di prospettiva ma nel presente molto inferiore a quella dell'anno scorso. Sufficiente per primeggiare in Italia, infatti quando saranno recuperati Marchisio e Khedira sarà un'altra musica, ma inadeguata per la grande Europa anche se l'impresa di Manchester è storia recente. Se perdi i tre trascinatori di una squadra stra-vincente, come la Juventus degli ultimi anni, ottenere risultati peggiori è inevitabile. Ma soltanto Vidal è stato perso per calcolo, sia pure indotto da considerazioni sul suo privato, mentre con Pirlo e Tevez ha pesato molto di più la volontà dei giocatori. Il punto non è comunque questo, perché bisognava in ogni caso rinnovarsi, ma come sono stati spesi i tanti soldi a disposizione di un club la cui presenza costante in Champions League ha avviato un circolo virtuoso che bisognerà davvero impegnarsi per interrompere. Bisogna ricordare che alla Juventus, e non dal 2015, anche gli allenatori di maggiore personalità hanno dovuto lavorare con il personale messo a disposizione dagli Agnelli e dal loro uomo forte di turno, senza mai e sottolineiamo mai poter imporre una loro linea. Valeva per Trapattoni, Lippi, Capello o Conte, figuriamoci per altri che in bianconero sono stati di passaggio. Una serena accettazione della realtà, che non è aziendalismo ma filosofia di vita, ha poi sempre caratterizzato Allegri. Che si è visto arrivare Dybala, Alex Sandro, Mandzukic, Khedira ed Hernanes, Cuadrado, Zaza, Rugani, senza di fatto essere stato coinvolto a livello tecnico dagli uomini-mercato. Tutti giocatori di valore, qualcuno anche da Juve del futuro, ma impossibili da inserire tutti insieme. Poi ogni singola operazione ha una sua storia, ma i 40 frettolosi milioni per Dybala (avendo Berardi e Coman) rimangono un'assurdità, mentre i 26 milioni al Porto per un buon elemento come Alex Sandro che sarebbe andato in scadenza di contratto nel 2016 sono uno di quei misteri per i quali non basterebbero dieci puntate di Voyager, al di là del fatto che Allegri veda in Evra uno dei pochi punti di rifinenti dello spogliatoio insieme a Buffon. Poi infortuni, sfortuna pura (se vogliamo guardare anche le partite e non soltanto i risultati) e un Pogba in versione artista incompreso hanno a costretto all'emergenza Allegri, che finora in otto partite ufficiali ha schierato oro formazioni diverse. E quindi? Un inizio di mercato più intelligente avrebbe consentito di pagare facile Draxler, il trequartista che nella mente di Marotta e Agnelli avrebbe dovuto essere l'architrave e della Juve del 4-3-1-2, non più Pirlo-dipendente. Schema, va detto, almeno pubblicamente avallato da Allegri. Poi tutti gli arrivi sono stati di buona qualità e forse già in questa stagione potranno dimostrarlo. Però questa non è una squadra che Allegri ha voluto, anche se tocca a lui darle un senso mentre intorno si parla di Paulo Sousa o di Montella. Anche i dirigenti sbagliano, così come gli si facevano complimenti in passato non è un sacrilegio dire che nel 2015-16 le vere delusioni sono loro. I tifosi bianconeri che seguono il calcio lo pensano già senza bisogno del Guerino,  mentre Tirzan se la prende soltanto con Allegri. Twitter @StefanoOlivari

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