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La doppia faccia del Milan, la doppia faccia di Balotelli

La doppia faccia del Milan, la doppia faccia di Balotelli

Redazione

23.09.2015 ( Aggiornata il 23.09.2015 08:52 )

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L'impostazione cagionevole assunta dal Milan nel secondo tempo della trasferta di Udine non toglie a Balotelli e Bonaventura la contesa sulla palma di migliore in campo. La fragilità mentale dei rossoneri, ora belli ora brutti, ora buoni ora cattivi, poggia un po' su quella che fino ad ora è stata la carriera del numero 45. Luce a intermittenza, colpi da primo della classe, il fatto di dover perennemente dimostrare qualcosa a qualcuno. Sarebbe corretto complimentarsi con Balotelli, al di là della punizione. Strano a pensarlo e a dirlo per uno che solamente qualche mese fa sembrava a due fermate dal capolinea. Utilissimo nella gestione del pallone - da Oscar le sue parole a fine partita, anche se non stupiscono perché l'umiltà non sa nemmeno dove stia di casa - e a far innervosire gli avversari, trasformando almeno per una volta la colpa in pregio. Da sempre obiettivo dei tifosi - avverrebbe lo stesso durante un'amichevole con le riserve del Casale -, messo nel mirino e sommerso dai fischi perché sanno che un tipo così la risolve quando lo ritiene opportuno, perché sperano in una possibile reazione di testa che ieri, però, non c'è stata. Lo sta aiutando la squadra - il fischio finale è arrivato dopo la protezione quasi paterna di alcuni compagni per tenere a bada i nervi - e un po' sta 'maturando' lui stesso. Le virgolette sono d'obbligo quando si parla del Balo, lo conosciamo e sappiamo che già da domenica potrebbe mandare tutto a monte. Però, quanto meno, è innegabile far riferimento al fatto che sia partito bene. Non gioca da prima punta, probabilmente non lo è mai stato, copre dei compiti che sulla carta appartengono a Honda, è intelligente nel far collezionare cartellini a chi tenta di soffiargli il pallone. Il difficile viene adesso e riguarderà la conferma comportamentale. Le carenze di gioco vengono soltanto dopo, l'importante adesso è il recupero da un punto di vista mentale. Il sorriso dopo la rete - non succedeva dalla nascita della figlia - deve essere il primo mattoncino. Magari qualcuno si chiederà, giustamente, il motivo per il quale si continui a insistere su una situazione che ai più appare chiara ormai da qualche anno. Cadiamo nella tentazione di dedicargli troppo spazio, troppe pagine anche quando non è necessario. Il bambino indifeso, 25 anni e una paternità alle spalle, costretto nella maggior parte delle volte a  fare i conti con i propri tarli e a ripartire dalla casella numero zero nel gioco dell'oca. Di Mario Balotelli abbiamo tutti bisogno. Ne ha bisogno il Milan, ne aveva bisogno il Liverpool e continuerà ad averne bisogno Mino Raiola. La nostra Nazionale, davanti, non presenta fuoriclasse. SuperMario potrebbe esserlo e sai che coppia insieme a Pepito. È l'unico giocatore che si guarda anche se viene da sette partite da insufficiente in pagella e dieci tribune consecutive. L'auspicio è quello di un ritorno all'epoca della prima giovinezza, quando ancora nelle cronache si scriveva di lui come un ex Lumezzane e l'utilizzo dei social network era sporadico per non dire nullo. @damorirne

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