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60 anni di Champions, il Grande Torino e il calcio senza tempo

60 anni di Champions, il Grande Torino e il calcio senza tempo

Redazione

04.09.2015 ( Aggiornata il 04.09.2015 15:17 )

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Una strana congiunzione ha fatto sì che anche il Grande Torino prendesse parte, da esterno, alla storia della Coppa dei Campioni. Sarebbe stato troppo ingenuo tralasciare tanta fulgida bellezza. Il 4 settembre del 1955 l'Europa dava il suo primo calcio al pallone in un torneo riservato ai soli club dopo la spinta di numerosi visionari dell'epoca tra i quali il presidente del Real Madrid Santiago Bernabéu. Da una parte lo Sporting Lisbona, dall'altra il Partizan Belgrado. Tralasciamo la cronaca della partita e mettiamo in evidenza il fatto che il match inaugurale si giocò all’Estádio Nacional do Jamor, nei pressi della capitale portoghese. In quell'impianto, sei anni addietro, si consumò l'ultimo atto dei campioni granata, in una gara amichevole con il Benfica, e nel 1967 si organizzò la finale della dodicesima edizione, quella tra Celtic e Inter. Correva, insieme alla squadra nerazzurra, l'altro Mazzola, Sandro, il figlio dell'indimenticato campione del Filadelfia. Nel corso dei 60 anni in ordine sparso è cambiato il nome - si è passati alla UEFA Champions League -, il colore ha fatto il suo ingresso in tv, Di Stefano ne ha donate cinque consecutive al Real, la Fiorentina di Julinho ha portato l'Italia per la prima volta a giocarsi la parte conclusiva di quest'affascinante opera, che ondeggia tra il narrativo e il drammatico, Cesare Maldini l'ha alzata in faccia a Eusebio, Cruyff e Michels hanno tramutato con evidente successo i principi di uno sterminato quanto arcaico pensiero filosofico, le birre sono diventate sempre più ghiacciate sul divano di casa e gli sponsor hanno "sporcato" le maglie. George Best e la sua annata migliore allo United, i gol alla Del Piero, la Roma di Di Bartolomei e Falcao, l'Inter di Herrera e di Mourinho, il Nottingham Forest di Brian Clough, l'incredibile leggenda di Duckadam - il portiere rumeno che neutralizzò tutti i rigori del Barcellona, portando lo Steaua Bucarest al primo e unico titolo -, gli ultimi duelli tra i più grandi del calcio moderno, Messi e Cristiano Ronaldo, il Milan degli olandesi, l'esordio di una squadra kazaka. Siamo troppo pigri per aspettare i quattro anni che separano il Mondiale dal Mondiale, viviamo nell'attimo iniziale della fase a gironi che accarezza anche gli indifferenti al pallone con il suo inno, bonus track della colonna sonora della vita. È qui che si diventa adulti, è qui che si tenta di afferrare il passepartout per spalancare le più alte porte della gloria. [gallery columns="6" link="file" size="medium" ids="27952,27951,27950,27949,27948,27947,27946,27945,27944,27943,27942,27941,27940,27939,27938,27937,27936,27935,27934,27933,27931,27930,27929,27928,27927,27926"] @damorirne

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