Giornale di critica e di politica sportiva fondato nel 1912

La Juventus da non buttare e il limite degli Agnelli

La Juventus da non buttare e il limite degli Agnelli

Redazione

31.08.2015 ( Aggiornata il 31.08.2015 11:40 )

  • Link copiato

La Juventus sempre affamata, che ha saputo rimanere forte pur rifondandosi, di cui si parlava dopo la Supercoppa, è dopo due partite di campionato diventata una squadra da buttare o, peggio ancora, da sistemare con pezze da ultimo giorno di mercato o colpi di gennaio. Al netto dell'attualità giornalistica, che è stupido demonizzare (si scrive di calcio per oggi, al massimo domani, non certo per i posteri), l'unica osservazione per così dire definitiva che si può fare è che dei suoi cinque giocatori trainanti degli anni scorsi uno, Vidal, è stato giustamente ceduto al massimo del suo valore di mercato (c'era il rischio che fra una rissa e una macchina sfasciata di ritrovarsi con poco in mano), mentre Pirlo e Tevez sono stati lasciati partire con motivazioni discutibili, perché era ovvio che non avessero un futuro ma di sicuro avevano un presente. E Pogba al PSG della situazione, a dirla tutta, è saltato per varie ragioni ma soprattutto perché Deschamps e Raiola hanno ritenuto più utile per il francese un altro anno alla Juventus. In attesa di tirare una riga sul calciomercato si può però già dire che anche così com'è, cioè indebolita rispetto al triennio di Conte e al primo anno di Allegri, la Juventus pur avendo perso molto in ottica Champions rimane con la Roma la squadra più attrezzata per lo scudetto. E lo ha paradossalmente dimostrato proprio all'Olimpico, in una partita mal preparata e piena di provocazioni semi-tattiche alla Mancini (la difesa a tre, mai amata da Allegri e proposta per la prima mezz'ora di gioco, tenendo poi in panchina una certezza come Barzagli e un emergente come Rugani, oltre ad Alex Sandro, ma anche la riproposizione di Padoin alla Pirlo) che i giallorossi hanno dominato, ma hanno rischiato di pareggiare contro una squadra rimasta in dieci. Con i rientri di Khedira e Marchisio, scelte coerenti in difesa e semi-definitive in attacco (scommetteremmo su Dybala-Morata per il futuro, con tutto il rispetto per Mandzukic), un centrocampista anche non fenomenale ma con piedi decenti (per questo l'idea Hernanes non è strampalata), si potranno fare altre considerazioni. Di certo Allegri dovrà metterci del suo, invece di lasciarsi trasportare dalla corrente, ma per l'Italia questa Juventus è ancora da corsa. Siccome è troppo facile criticare i fanti, facciamo il punto anche sui santi. Che idee hanno gli Agnelli per il futuro di questa squadra? Perché, bisogna ricordare, la Juventus è di proprietà di un gruppo che per la sua stessa struttura è comandato da una parte ben precisa della famiglia, quella di John Elkann, senza voler analizzare il ruolo dei vari Gabetti e Grande Stevens. In altre parole, la Juventus è un po' il premio di consolazione per Andrea Agnelli (tenuto alla larga anche dal supergioiello Ferrari) ed è quindi condannata all'autofinanziamento quasi totale da questa situazione poco raccontata più che dal ridicolo fair play finanziario di Platini (ma cosa stanno spendendo le due squadre di Manchester, soltanto per mezzi giocatori?). Perché pur non essendo arrivato Cristiano Ronaldo, mentre scriviamo queste righe il saldo di mercato della Juventus è negativo per oltre 40 milioni di euro, i ricavi di quasi un'intera stagione di Champions League. Prima di ipotizzare ritorni di Ibrahimovic, quindi, il cui ingaggio netto attuale in Italia significa 30 milioni lordi a stagione, bisogna pensare a questa situazione. Che ci porta a una conclusione non proprio da stampa agnelliana: era il momento giusto per vendere Vidal, ma forse anche per vendere la Juventus a chi ci può mettere soldi senza limiti. Possedere un club di calcio non è un obbligo. Twitter @StefanoOlivari

Condividi

  • Link copiato

Commenti

Leggi Guerin Sportivo
su tutti i tuoi dispositivi