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L'allenatore nel pallone chiede ancora due acquisti

L'allenatore nel pallone chiede ancora due acquisti

Redazione

05.08.2015 ( Aggiornata il 05.08.2015 10:42 )

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L'estate del 2015 ha segnato la fine dell'era dell'allenatore aziendalista: Mancini, Mihajlovic, Garcia, Allegri, addirittura Sarri che con il Napoli è al primo grande treno della carriera, non si sono fatti e non si fanno problemi nel dire che le rose a loro disposizione hanno bisogno ancora di qualche ritocco. Meglio parlare di calciomercato che analizzare amichevoli deludenti, è ovvio. E qualcuno, soprattutto Garcia, sta venendo accontentato. Chi perché arriva da una stagione straordinaria, come Allegri, chi perché non trova in società interlocutori chiari (spesso non si sa nemmeno chi sia il reale proprietario), tutti pensano che più del lavoro sul campo servano quei 'due colpi' per fare il salto di qualità. Come al bar o nelle redazioni, insomma, soltanto che stiamo parlando di super-professionisti. Il bello è che questi nomi imprescindibili cambiano di giorno in giorno: impossibile quindi non pensare all'Oronzo Canà dello storico 'L'allenatore nel pallone', un supercult nei pullmann di tutte le squadre, che sognava Maradona, Rummenigge e Junior (o metà Giordano), ma intanto gli cedevano Falchetti e Mengoni ed arrivava lo sconosciuto Aristoteles (nel calcio reale reincarnatosi in Tuta). Poi è chiaro che Siqueira e Draxler completerebbero la Juventus, Ibrahimovic e Romagnoli il Milan, Telles e Felipe Melo l'Inter, eccetera, ma sono considerazioni che si possono fare sempre perché chiunque, anche il Barcellona, può migliorare. Cosa è dunque successo? Gli allenatori sono diventati tutti 'alla Ferguson', come si scriveva fino a poco tempo fa appena un uomo di campo osava esprimere un'opinione che andasse al di là dello schema di gioco? Più banalmente tutti pensano che la serie A 2015-2016 potrebbe essere quella del rimescolamento dei valori, con tutte le deluse del recente passato ad avvicinarsi alla Juventus indebolitasi dopo la partenza dei suoi due migliori, con un asterisco enorme (che potrebbe graficamente avere la faccia di Higuain) sul Napoli, quindi tutti sono convinti di essere a uno-due giocatori dallo scudetto. Se lo pensano all'Inter, ottava nell'ultima stagione, o al Milan, decimo, perché non dovrebbero pensarlo alla Roma? Da questa considerazione discende anche che il mancato scudetto, o peggio ancora la mancata qualificazione alla Champions League, saranno imputati direttamente all'allenatore. Ci sono però anche realtà dove continua ad essere tollerato soltanto il tecnico aziendalista, come la Fiorentina che proprio per questo ha accompagnato alla porta il troppo ambizioso Montella, o la Lazio di Lotito dove non è contemplata l'ipotesi che il tecnico dica la sua sulla campagna acquisti. E quindi? Gli allenatori che si lamentano e chiedono sempre nuovi interventi sul mercato, dimenticando di avere rose da 35 giocatori, hanno dal loro punto di vista ragione. In ogni caso pagheranno con l'esonero e al limite anche con una carriera bruciata sul nascere (chi darebbe oggi una panchina di serie A ad Inzaghi o a Stramaccioni?), assurdo quindi venire incontro alle manovre dei propri presidenti per un attaccamento alla maglia che viene richiesto soltanto quando le cose vanno bene. Twitter @StefanoOlivari

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