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Gli anni di Sugar Ray Richardson

Gli anni di Sugar Ray Richardson

Addio a uno dei più grandi campioni che gli appassionati italiani di pallacanestro abbiano potuto seguire dal vivo fra Virtus Bologna, Livorno e Forlì. Uno che nella NBA sarebbe potuto essere quasi Magic...

1 giorno fa

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La morte a 70 anni di Sugar Ray, all’anagrafe Micheal Ray, Richardson è quella di una stella NBA arrivata in Italia quando era ancora al top, caso unico e merito, per così dire, del fatto che la NBA lo avesse espulso dalla lega dopo la terza positività alla cocaina. Che purtroppo non sarebbe stata l’ultima, in carriera e nella sua vita… Se lo sono goduti per tre stagioni, dal 1988 al 1991, i tifosi della Virtus Bologna. E per due, quando ancora era a un livello altissimo, quelli di Livorno. A Forlì e ancora a Livorno, sul finire degli anni Novanta, riuscì ancora, fuori tempo massimo, a far vedere qualche lampo di classe e ad essere amato. 

Chiaramente la carriera di Richardson nella NBA, dove entrò nel 1978 da quarta scelta assoluta (la prima fu Mychal Thompson, la sesta Larry Bird…) è un gigantesco ‘What if’, condizionato dalla droga che nella NBA prima dell’era Magic-Bird era la norma. La vita assurda fuori dal campo non impedì a Sugar Ray di fare nella NBA 8 stagioni fra Knicks, Warriors e Nets, mostrando a tratti caratteristiche che lo rendevano modernissimo: in sostanza una combo guard (era alto 1,96) ante litteram, la classica stella (soprattutto di oggi) con il pallone sempre in mano e in grado di fare un po’ di tutto. Creazione di gioco, tiri, assist, rimbalzi, anche una davvero ottima difesa: al suo massimo era paragonabile, nella metà campo offensiva, a Magic Johnson, che era un difensore peggiore di lui.

Il punto è che il massimo NBA di Sugar Ray Richardson, diventato Micheal da Michael che era alla nascita (il cambio di nome nel 1983 voleva sottolineare il cambio di vita, ma Micheal si sarebbe drogato esattamente come Michael), si è visto per troppo poco tempo e quasi sempre in contesti perdenti, fatta eccezione forse per una stagione ai Nets. Alla fine in quasi trent’anni da giocatore il trofeo più importante è la Coppa delle Coppe vinta nel 1990 con la Virtus allenata da un giovane Ettore Messina: nella finale di Firenze, vinta sul Real Madrid, Sugar Ray con 29 punti segnati fu l’MVP per distacco. Anche la storia con la Virtus sarebbe finita a causa della cocaina e per colpa sua: giusto ricordarlo al di là della retorica sulla fragilità, che a dire il vero all’epoca non era tanto di moda.

Come si colloca Sugar Ray Richardson nella graduatoria dei più grandi giocatori mai venuti in Italia? Se il criterio è ciò che hanno fatto in Italia è ovvio che tanti altri campioni abbiano vinto di più e avuto un impatto superiore nella storia dei loro club. Ma se parliamo di punte assolute di rendimento, riferite anche alla NBA, Sugar Ray se la gioca con Bob McAdoo e Manu Ginobili, considerando davvero di passaggio, una sola stagione, Wilkins, Gervin, English, Dantley e Gilmore. Come si nota, Ginobili a parte, tutta gente che bisogna avere almeno 50 anni per averla vista giocare dal vivo. E vedere Sugar Ray è stato commovente.

stefano@indiscreto.net

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