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La straordinaria impresa dell’Italia agli Europei è merito di un gruppo di ragazze poco conosciute dal pubblico generalista, a parte Cecilia Zandalasini e Matilde Villa (che però ha dovuto saltare il torneo per la rottura del crociato), e che difficilmente raggiungerà la popolarità di quelle della pallavolo, anche se questi Europei dovesse vincerli. Però la vittoria sulla Turchia della squadra di Capobianco, arrivata dopo un girone giocato benissimo a Bologna contro Serbia, Slovenia e Lituania, è un primo passo per la riscossa mediatica di una realtà che ha caratteristiche interessanti quanto quella maschile, ma caratteristiche diverse che è inutile e anche stupido sottolineare, anche se viviamo in un mondo di gente che si stupisce che le calciatrici svizzere abbiano perso in allenamento da quindicenni maschi.
Di sicuro l’aggettivo ‘straordinaria’ per una volta non è usato a caso, visto che l’Italia non arrivava nelle prime quattro in Europa dal 1995 (allora la Nazionale di Riccardo Sales e Catarina Pollini fu seconda), che non partecipa al Mondiale dal 1994 e alle Olimpiadi dal 1996. Tre decenni di clamoroso buco, con tante generazioni perdute e con i club che non sono andati molto meglio: l’ultima Eurolega è quella della Comense di Pollini e Mujanovic nel 1995. Questo per dire cosa hanno fatto ad Atene Keys, Verona, Cubaj e una Zandalasini che ad Atene contro la Turchia è cresciuta alla distanza. E non è ancora finita, anche se sia Belgio sia Germania sono di cilindrata leggermente superiore alle azzurre, per non parlare delle eventualissime Francia o Spagna in finale.
Il discorso più ampio è quello sul movimento femminile in Italia, delegato di fatto alla passione di dirigenti e allenatori che hanno pochissimi ritorni e riscontri anche su base locale. Un movimento che sotto le gestioni di Petrucci, Maifredi, Meneghin (ma in pratica Petrucci) e ancora Petrucci, è passato dall’essere il primo sport di squadra femminile in Italia all’essere raggiunto dal calcio e surclassato dalla pallavolo, come interesse del pubblico e purtroppo anche come scelte sportive delle regazze. Le partite di A1 si giocano di fronte a poche centinaia di persone (la capienza minima per l’omologazione è 750…), le tesserate FIP sono 44.000 circa contro le 380.000 della pallavolo, con il calcio che ha messo la freccia e va verso le 50.000. Insomma, sia nel bene sia nel male non sempre i risultati della Nazionale coincidono con la forza di un movimento.
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