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La maledizione della Coppa Italia

La maledizione della Coppa Italia

Napoli da retrocessione, il ritorno di Caja, la famiglia Rowan e il buon senso di Campazzo

Redazione

20 novembre

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Giorgio Valli è il nuovo allenatore di Napoli. Subentra ad Igor Milicic, che lascia con un record di 8 sconfitte consecutive e 0 vittorie. Un ultimo, solitario posto in classifica che preoccupa molto Della Salda (“Una salvezza oggettivamente oggi difficile") ma che in realtà dista solo 4 punti dalla permanenza in Serie A. Se non fosse per la disabitudine alla vittoria, l'impresa non sembrerebbe poi così impossibile. Prima di “sacrificare” l’allenatore la società aveva provato anche a inserire un paio di rinforzi. Benjamin Bentil, ala/centro ghanese con una quindicina di punti nelle mani e capace di spazzolare 5 rimbalzi a partita, ed Erick Green, visto in campo per una sola volta (peraltro in quintetto) e poi subito infortunato. Troppo poco per invertire una crisi che sembra psicologica più che tecnica e che ha cancellato l’euforia e la positività portate dalla vittoria della Coppa Italia dello scorso anno. Si parla di maledizione della Coppa, sembra invece che il rischio retrocessione abbia, anche questa volta, cancellato quello che sembrava un progetto virtuoso con un coach emergente, sacrificato nella corsa salvezza e sostituito con un coach sicuramente esperto e di provata capacità, ma accolto con molto scetticismo dai tifosi. 

Ennesimo subentro in corsa per coach Caja, esperto in ricostruzioni ed edificazioni sulle macerie altrui. Un ritorno, il suo, alla Fortitudo Bologna tredicesima in classifica, per sostituire coach Cagnardi, che (i casi della vita) era subentrato  proprio a Caja, licenziato per giusta causa al termine della stagione scorsa. Un ingaggio passato per una riappacificazione, quella tra coach Caja e il presidente Stefano Tedeschi, che paiono aver deposto le armi più che necessità (tra l’altro l’ingaggio pone termine all’arbitrato economico in corso tra allenatore e società e permette a Caja di tornare ad allenare), che per virtù. Anche Tedeschi è al suo rientro in società, dopo aver ritirato le sue dimissioni, date sei giorni prima. Che sia vero amore è presto per dirlo: parlerà il campo, dove si spera di veder tornare anche Pietro Aradori, al termine della sua convalescenza per infortunio. Una situazione anomala quella in casa Fortitudo, ma che ben fotografa la situazione della Lega di Serie A2, campionato per molti versi più interessante della A ma in cui ci si muove in base a decisioni estemporanee o dettate dal risparmio, anche a costo di contraddirsi. 

Non c’è (ancora) pace per Pistoia. Dopo l’arrivo in panchina dell’esperto Zare Markovski, subentrato a Tommaso Della Rosa, coach per una notte, in sostituzione di Dante Calabria, esonerato “per giusta causa”, il vulcanico presidente Ron Rowan sta pensando di mettere anche mano al roster. Possibili “tagli” sono Michael Forrest in calo di rendimento dopo l’arrivo di Christon ed Elijah Childs giudicato troppo anonimo. La sosta per la nazionale potrebbe essere utile per questa nuova piccola rivoluzione voluta da Rowan, che ricopre anche il ruolo di coach ombra (ecco la giusta causa del licenziamento di Calabria), ma ancora di più di genitore tifoso. E da qui, forse, nascono i quasi 34 minuti di media (il più alto minutaggio della squadra e in ogni caso una statistica notevole per il basket di oggi) di Maverick Lewis Rowan, sempre in campo nei momenti che contano.

Con un post su X il play del Real Madrid Facundo Campazzo ha espresso quello che tutti da anni chiedono: che FIBA ed Eurolega possano accordarsi per permettere a tutti i giocatori, in particolar modo quelli che giocano lontano da casa, di approfittare delle “finestre” per rispondere alle convocazioni delle neazionali. Una questione che va avanti da tempo, che in passato si è tentato inutilmente di risolvere attraverso squalifiche, radiazioni e anatemi, ma che a lungo andare ha finito per logorare giocatori, stancare il pubblico e impoverire lo spettacolo, con le squadre di club che hanno, o meglio si prendono, la priorità rispetto alle nazionali, se impegnate in Eurolega. Il risultato è che i roster delle nazionali inevitabilmente finiscono per mancare dei giocatori più forti, che non hanno i nullaosta da NBA ed Eurolega, con buona pace di chi si deve qualificare per competizioni continentali, mondiali o Olimpiadi. 

 

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