Giornale di critica e di politica sportiva fondato nel 1912
Leggi Guerin Sportivo
su tutti i tuoi dispositivi
Gli italiani da Serie A, il tempo di Alessandro Gentile e l'Italia di Matilde Villa
La partita straordinaria di Matteo Librizzi con la sua Varese contro la Virtus Bologna (28 punti, 9 assist e tanto altro) fa riflettere sull’utilizzo degli italiani in una Serie A che ha senso seguire soltanto se scatta una qualche forma di identificazione. Se no meglio dedicarsi alla NBA… Non stiamo parlando di passaporti, di Nazionale, eccetera, ma proprio di rapporto dei tifosi con la propria squadra. Il dato interessante non è quello dei punti, ma dei minuti in campo: domenica per Librizzi sono stati 32, e mai il ventiduenne playmaker, varesino di nascita e formazione come del resto i compagni Virginio e Assui, era stato in campo così tanto, nemmeno ai tempi in cui Roijakkers lo aveva lanciato. Con questo non vogliamo dire che se Librizzi giocasse di più (va detto che il campo lo vedeva anche ai tempi di Mannion, anche se molto meno) la Nazionale vincerebbe l’oro a Los Angeles 2028, ma soltanto che una Lega attenta al mitico prodotto Serie A dovrebbe lavorare perché storie del genere diventino la norma. In concreto basterebbe limitare il mercato, tranne che per le squadre che giocano le coppe. Però questo festival degli sconosciuti fa comodo a troppi, non soltanto ai vituperati agenti, e maschera l’incapacità di troppi altri. Potremmo scrivere le stesse cose prendendo spunto un non più giovane come Mascolo e da altri, il problema sono le porte girevoli e non i passaporti.
Da seguire con molta attenzione il finale di carriera di Alessandro Gentile, che sta facendo grosse cose nell’Urania che in prospettiva potrebbe far tornare il derby di Milano nel massimo campionato: per adesso è terza nella bellissima A2 a girone unico, a pari punti con Cantù che in estate sembrava poter dominare il torneo e che probabilmente lo farà lo stesso più avanti. A esattamente 32 anni Gentile è il terzo marcatore della A2 con 19,4 punti di media, ma soprattutto sembra stare bene e avere superato dal punto di vista psicologico il distacco dall’Olimpia, il vero punto di svolta di una carriera che poi si è trascinata di occasione persa in occasione persa, con molti addetti ai lavori a trattarlo come nel calcio viene trattato Balotelli. E del resto l’Urania è la decima squadra di Gentile negli ultimi 8 anni… Uno che a 23 anni e mezzo, prima del preolimpico di Torino in cui l’Italia di Messina sarebbe stata beffata dalla Croazia di Aco Petrovic, sembrava avere davanti i Giochi di Rio, magari una vittoria in Eurolega e poi la NBA. Una carriera che dovrebbe essere studiata da chi pensa che il tempo sia eterno, anche se il tempo di Alessandro Gentile nella pallacanestro non è ancora finito.
Luci e ombre per la nazionale femminile nelle due inutili partite di finte qualificazioni europee (finte perché le azzurre e le avversarie sono già qualificate di diritto) contro Repubblica Ceca (vinta) e Grecia (persa), la partita più attesa per il confronto con l’immarcabile, vista la taglia media delle azzurre, Mariella Fasoula, figlia famosa dell'ancora più famoso Panagiotis Fasoulas, una delle icone del boom della pallacanestro greca anni Ottanta. Un’Italia che senza i suoi due centri, André e Cubaj, al di là della solita grande creatività di Matilde Villa ha mostrato poco e fra questo poco certo non il tiro, con un agghiacciante (anche perché quasi tutti erano buoni tiri) 2 su 17 da tre punti. Male la Zandalasini, vista pochissimo la Scalia che è l’ennesima grande speranza come guardia tiratrice, la sensazione è comunque che questo gruppo sia buono e che possa conquistare un minimo spazio mediatico, oltre che quei piazzamenti che mancano da trent’anni.
stefano@indiscreto.net
Condividi
Link copiato