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AX Armani Exchange Olimpia Milano vs Real Madrid - Besket Eurolega 2018/2019

Foto Spada/LaPresse
17 ottobre 2018 Assago (MI) Italia 
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AX Armani Exchange Olimpia Milano vs Real Madrid 
Eurolega Turkish Airline 2018/2019 - Mediolanum Forum
Nella foto: Giorgio Armani 

Photo Spada/LaPresse
October 17, 2018 Assago (MI) Italy
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AX Armani Exchange Olimpia Milano vs Real Madrid
Euroleague Turkish Airline 2018/2019 - Mediolanum Forum
in the pic:  Giorgio Armani© LAPRESSE

L'era del salary cap

La svolta dell'Eurolega, le nuove Olimpia e Virtus, l'Intercontinentale di oggi

16 settembre

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Anche la pallacanestro europea ha il suo salary cap. Una svolta storica, quella annunciata dall’ECA, che avrà un periodo di transizione e che entrerà a pieno regime nella stagione di Eurolega 2027-28 prevedendo che i club debbano spendere per gli ingaggi dei giocatori un minimo del 32% fino un massimo del 60% dei ricavi medi. Senza addentrarci nelle numerose, e già troppe, eccezioni, come quelle per due giocatori top, e in dettagli che saranno limati nel prossimo anno, il principio è chiaro: non l’equilibrio competitivo, se no si sarebbe messo una salary cap uguale per tutti, ma la sostenibilità finanziaria di una stagione di Eurolega, che al momento non esiste quasi per nessuno, né per il Real Madrid e la coppia Olympiacos-Panathinaikos, in zona 50 milioni di ingaggi a testa. Tanto meno per Olimpia Milano e Virtus Bologna che viaggiano sulla metà e su molto meno della metà. Precisato che il 32%, così come le altre percentuali, si riferiscono a ingaggi al netto delle imposte e quindi neutralizzando l’eventuale vantaggio fiscale del Monaco della situazione, messo così il progetto sembra strutturato per avere in Eurolega soltanto grandi città o club quasi ‘nazionali’, come del resto già è oggi. Novità interessante, che vista la modesta entità dei diritti televisivi potrebbe portare ad un grande aumento del prezzo dei biglietti e al festival della sponsorizzazione farlocca. In altre parole, non crediamo che all'Armani l'Olimpia costerà tanto meno.

Dopo un’estate interminabile, segnata dal tristissimo preolimpico in Porto Rico, la pallacanestro italiana di alto livello finalmente riprende a lottare per guadagnarsi le brevi sui giornali, sorpassata da pallavolo e tennis. Troppo facile dire che sarà un altro anno di Olimpia-Virtus, che ieri hanno dato vita al primo dei loro incroci 2024-25, il meno importante di tutti: finale per il terzo posto al torneo di Creta, vinta con discreta facilità dalla squadra di Ettore Messina. Probabilissimo che il secondo contatto avvenga domenica prossima nella finale di Supercoppa, sempre che il sabato a Bologna Milano batta la Reyer e la Virtus batta Napoli. Di sicuro entrambe le squadre sono piene di scommesse, e quelle della Milano post Melli-Hines-Napier-Voigtmann-Hall, solo per citare gli addii più dolorosi, sono di livello più alto: fra i nuovi arrivi solo Nebo e l’usato relativamente sicuro di LeDay riguardano gente che in Eurolega spacca. Se guardiamo ai giocatori chiave la squadra di Banchi ha cambiato un po’ meno e fra i nuovi c’è enorme attesa per Clyburn, che di Eurolega da protagonista ne ha respirata tanta, e per Grazulis. Nella sostanza se Dimitrjevic e Bolmaro gireranno l’Olimpia avrà ancora qualcosa in più, in caso contrario squadre equivalenti: considerazioni prima di vedere un solo minuto di pallacanestro vera o semivera.   

Chi si ricorda della Coppa Intercontinentale, che tante volte ha visto vincenti le squadra italiane? Varese, Cantù, Roma, Milano… Dopo 15 anni di stop, dal 1997 al 2012, la FIBA l’ha riportata in vita e dal 2019 ha anche coinvolto la G-League per avere una squadra statunitense decente a nobilitare il tutto. Quindi paradossalmente la manifestazione ha più legami con la NBA, vista l’affiliazione della squadre di G-League, di quanti ne abbia con il mondo Eurolega. Infatti a vincere a Singapore è stata l’ottima Malaga qualificatasi grazie alla Champions, contro una selezione di G-League dove il volto noto era Toscano-Anderson, campione NBA due anni fa con gli Warriors da buon gregario, e il protagonista Jordan Bowden. Oltre che di un vero salary cap, in fondo fra eccezioni e luxury tax non è vero nemmeno quello NBA (i Boston Celtics campioni spendono di ingaggi 90 milioni di dollari più dei Pistons, per dire), la pallacanestro avrebbe bisogno di porre fine ad una anarchia organizzativa incomprensibile al pubblico generalista ma anche agli appassionati.

stefano@indiscreto.net 

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