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Generazione Villa

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L'estate delle nazionali giovanili, le invidiose di Caitlin Clark e Pozzecco come Spalletti

16 luglio

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Il benemerito canale YouTube della FIBA ci permette almeno di seguire i tanti tornei giovanili in cui l’Italia sta facendo bene o comunque è presente. Al di là del calendario cervellotico, fra Under 20 e Under 17, e della scelta geopolitica della sedi, con tribune quasi sempre deserte, sono manifestazioni sempre interessanti ed utili per capire chi ha talento su cui lavorare e chi no. Al netto del disfattismo e al di là delle medaglie, fra Mondiale Under 17 maschile (argento) ed Europeo Under 20 femminile (bronzo), l’Italia pare avercelo, questo talento. Anche se negli ultimi anni raramente i buoni piazzamenti sono mancati. Fra le donne la generazione delle gemelle Villa potrebbe però far uscire dal ghetto un movimento schiacciato mediaticamente e politicamente dalla più immediata e scolastica pallavolo. Più creativa Matilde, più tiratrice Eleonora, prodotto di una Costa Masnaga (da lì viene anche la Osazuwa, nostra speranza fra le lunghe) che oggi è ciò che era una volta Cantù per i ragazzi, hanno un presente e un futuro in America (Matilde, scelta dalle Atlanta Dream, a metà con la Reyer, finché dura, Eleonora al college Washington State), ma in maglia azzurra possono davvero cambiare la percezione della pallacanestro italiana. Rapportate al contesto abbiamo le nostre Caitlin Clark.

A proposito della Clark, la grande domanda che si sta ponendo l’America del basket è una sola: come è possibile non convocare alle Olimpiadi una ragazza che nella WNBA è rimasta quel mito che era a Iowa? Non è un discorso tecnico, perché la squadra di Cheryl Reeve vincerebbe l’oro a Parigi anche estraendo a caso le giocatrici, ma di promozione della pallacanestro nel mondo ed anche negli stessi Stati Uniti. Le spiegazioni imbarazzate, del genere ‘La squadra ha suoi equilibri’ e ‘Non la vogliamo bruciare’, sono la prova provata dell’invidia di molte colleghe della Clark ed anche di un malcelato razzismo nei confronti di una stella con la pelle bianca, anche se negli USA femminili questa componente è rappresentata (4 convocate su 12, compresa la quarantaduenne e mezza rotta Taurasi), diversamente da quanto avviene nella nazionale di Steve Kerr. A questo punto soltanto un infortunio fra le 12, ma forse nemmeno quello, potrebbe rimettere in corsa la Clark, che sul tema è rimasta in silenzio ed ha fatto parlare la rabbia popolare. Quando si capirà che lo sport è per la gente, non il contrario, sarà sempre troppo tardi.

Pozzecco come Spalletti, Petrucci come Gravina. La mancata qualificazione olimpica non ha portato a ribaltoni nemmeno nella pallacanestro: il commissario tecnico rimane in sella almeno fino a tutto l’Europeo 2025, il presidente federale si farà rieleggere e preparerà con calma, molta calma, l’inizio dell’era Datome. In Portorico c’erano poche ma non pochissime chance, visto come è uscita di scena la Lituania che aveva triturato gli azzurri, in ogni caso un’Italia senza Fontecchio e con nessuna guardia on fire se le è giocate male anche dal punto di vista emotivo. Questo non significa che Pozzecco sia da esonerare, anzi ancora adesso ci sembra la migliore scelta possibile, ma soltanto che è mancata totalmente l'autocritica. Come per il calcio stiamo parlando di una squadra e non dei massimi sistemi, ma diversamente dal calcio abbiamo un problema: la pallacanestro è letteralmente scomparsa dai media generalisti ed anche da quelli sportivi, rimane viva solo su qualche quotidiano locale che si appassiona al festival degli sconosciuti, a gente che ha giocato in venti squadre diverse negli ultimi dieci anni. Se non sei il calcio o un grande personbaggio senza la Nazionale non esisti, su questo Petrucci ha ragione. 

stefano@indiscreto.net

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