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L'anno di Wembanyama

L'anno di Wembanyama

Il progetto degli Spurs, l'esonero di Parente e i giocatori molli.

Stefano Olivari

18.03.2024 ( Aggiornata il 18.03.2024 17:59 )

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Victor Wembanyama non è un bluff, non c’è bisogno delle statistiche per capirlo anche in un contesto perdentissimo come quello degli Spurs di quest’anno, mentre scriviamo queste righe terza peggiore squadra della NBA. Dicevamo delle statistiche, con le combinazioni più insulse: contro i Brooklyn Nets il francese è diventato il secondo rookie nella storia a superare i 30 punti, 15 rimbalzi, 5 stoppate e 5 assist nella singola partita. Prima di lui ci era riuscito soltanto David Robinson nella stagione 1989-90. Proprio da Robinson, oltre che ovviamente da Popovich, sarebbe poi nata quella cultura degli Spurs arrivata ai giorni nostri. Sì, perché Popovich vuole tornare a vincere e, come ha spiegato in un’intervista all’Equipe, ha evitato di ingaggiare veterani proprio per permettere a Wembanyama di sbagliare senza pressioni. Missione compiuta, perché sarà eletto rookie dell’anno e non avendo di fatto un ruolo, a dispetto del suo 2.24, sembra studiato in laboratorio per il basket moderno. A questo punto lo scenario di Ralph Sampson 2.0 sembra addirittura pessimistico. Poi giocare per vincere qualcosa è un altro sport, negli Stati Uniti come in Francia, e questo 'Wemby' non lo ha ancora praticato. 

Nella pallacanestro di oggi, dove dopo tre settimane si parla già di ciclo, l’esonero di un allenatore non fa notizia. Ma quello di Daniele Parente dalla guida dei Trapani, dopo la sconfitta nella Coppa Italia di A2 contro la Fortitudo Bologna, fa eccezione perché riguarda un tecnico che era a Trapani da 10 anni, partendo dal settore giovanile per arrivare alla prima squadra. Con cui oltretutto stava dominando il Girone Verde (24 vittorie e 2 sconfitte) e si sarebbe presentato ai playoff promozione da favorito. Ci hanno colpito le parole del presidente di Trapani, un Valerio Antonini (il pubblico generalista lo ha conosciuto quando per le dichiarazioni sul possibile arrivo di Teodosic a Trapani, in caso di promozione) che è entrato nel merito degli schemi di Parente pur non avendo alcuna esperienza di questo sport fino a un anno fa. Detto che Parente non meritava assolutamente l’esonero e che era anche diventato una bandiera di Trapani, è chiaro che Antonini vuole fare le cose in grande o almeno far passare questo messaggio. Diversamente non leggeremmo titoli su Djordjevic (ma anche Pianigiani o Repesa) come possibile successore di Parente…

Il dirigente Ettore Messina non pensa invece di esonerare l’allenatore dell’Olimpia Milano, con la qualificazione almeno ai play-in di Eurolega appesa ad un filo ed un campionato scadente, in rapporto alle aspettative, che rischia di concludersi prima della finale se incrocerà una Virtus che sta perdendo anche lei molti colpi. L’allenatore da esonerare sarebbe Messina stesso, ovviamente, protetto dal suo grande passato e da una rete di amicizie giornalistiche che evidenziano le lacune del roster di un’Olimpia che del resto ha costruito Messina stesso con uno dei primi budget d’Europa. Dopo la sconfitta con Venezia i suoi soliti discorsi sulla squadra molle, come se a motivarla dovessero essere altri, anche se guardando le partite della squadra di Armani a colpire non è la mollezza, ma l’individualismo spinto di quasi tutte le azioni d’attacco, che il ritorno di Napier ha reso una regola, una certa insofferenza di Melli nel dover difendere anche per altri, un Mirotic che anche quando ha buone statistiche è un corpo estraneo.

stefano@indiscreto.net

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