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L'Italia di Gallinari e Eubanks

L'Italia di Gallinari e Eubanks

L'ultimo urrah ai Milwaukee Bucks, il lungo per Pozzecco e Caitlin Clark nella storia

Stefano Olivari

16.02.2024 16:07

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Danilo Gallinari sta definendo il suo contratto con i Milwaukee Bucks, mentre stiamo scrivendo queste righe, dopo la chiusura della breve esperienza ai Pistons in cui non ha fatto in tempo ad interagire con Fontecchio. Alla sua sedicesima e quasi certamente ultima stagione NBA si è quindi dato una chance di vincere il titolo nella squadra dove stella assoluta è Giannis Antetokounmpo e la vice-stella Damian Lillard, e dove Doc Rivers freschissimo di ingaggio ha avuto il mandato di vincere subito. Cosa potrà fare Gallinari ai Bucks? Più dello sventolatore di asciugamani o del veterano che spiega la lega ai ragazzi: un valido rincalzo nelle situazioni in cui c’è bisogno di tiro o comunque di qualcuno che abbia punti e tiri liberi nelle mani, di sicuro non lo specialista difensivo che i Bucks stavano cercando sul mercato dei free agent, anzi negli ultimi anni al netto degli infortuni Gallinari in difesa è addirittura peggiorato. Certo non può difendere su una media ala NBA, 3 o 4 che sia, ma il suo apporto può essere lo stesso importante in una squadra che è la terza potenza a Est dietro a Celtcis e Cavs e in un ambiente in cui si punta a vincere, diversamente che agli Wizards o ai Pistons. Considerando centro puro Brook Lopez e centro adattato Portis, e un’ala grande, tanto per parlare vecchio, Antetokounmpo, Gallinari potrebbe essere il quarto in questa rotazione su due posti, o più realisticamente il quinto perché in un clima da playoff Crowder sarebbe più adatto, a meno di non metterlo nel più naturale ruolo di ala piccola. Congetture senza senso, per ora. In ogni caso il giudizio sulla carriera di Gallinari non cambierà per un anello vinto giocando 5 minuti. Quanto al Gallinari da Nazionale, ricordando sempre che lui alla causa azzurra ha sacrificato tanto (la stagione ai Celtics su tutto), è chiaro che Pozzecco non tiferà per i Bucks che vadano fino in fondo.

Pozzecco non è un grande tifoso dei passaportati, anche se non lo può dire ufficialmente visto che la FIP sta continuando a vagliare ipotesi oltre a quelle già vive da anni come Darius Thompson e Donte DiVincenzo. La storia della pallacanestro FIBA insegna che quelli che fanno la differenza sono di solito guardie, basti pensare a Lorenzo Brown con la Spagna di Scariolo, ma il commissario tecnico ritiene (a ragione) l'Italia deficitaria come lunghi, ed è per questo che sta tenendo d’occhio Drew Eubanks. Il lungo dei Suns, di cui in queste ore si sta parlando tantissimo anche per il pugno preso da Isaiah Stewart dei Pistons (con Stewart arrestato e poi rilasciato), ha 27 anni ed è un giocatore solidissimo, in grado davvero di fare la differenza: non una stella NBA, ma uno che lì gioca sul serio da sei stagioni. Il piccolo problema, per essere un passaportato, è che non ha il passaporto. Ed essendo l’Italia più seria della Spagna e di altri paesi, in questo senso, è difficile che lo ottenga in tempo utile per il preolimpico portoricano se non dimostrando l'esistenza di bisnonni italiani al momento non certificati. Se così fosse, sarebbe un grande colpo di Petrucci e della FIP, al di là del senso (nessuno) per le nazionali di schierare giocatori formati in altri paesi.

Negli Stati Uniti si sta parlando tantissimo di Caitlin Clark, che sta inventando spazio per la pallacanestro femminile sui media generalisti. E senza nemmeno bisogno della pompatissima WNBA. Perché la Clark è ancora al college, ad Iowa, ed ha appena battuto il record di punti NCAA di tutti i tempi, con 3.527 punti totali, superando Kelsey Plum. Con le debite proporzioni la Clark, anche per caratteristiche fisiche e tecniche, può essere ciò che Steph Curry è fra gli uomini, cioè il fenomeno dal fisico apparentemente normale (in realtà è normale soltanto la statura, vista la forza spaventosa in braccia e gambe), quello in cui la gente si può identificare. Non guasta, a livello di marketing, che la Clark sia bianca, tanto per chiamare le cose con il loro nome. La WNBA ha bisogno di lei e forse anche la pallacanestro mondiale, dove il machismo e il maschilismo sono tutt’altro che nascosti.

stefano@indiscreto.net

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