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Mondiali di basket: gli USA giocano con l'Italia© Getty Images

Mondiali di basket: gli USA giocano con l'Italia

Nei quarti di finale del Mondiale gli Stati Uniti un ostacolo troppo alto per l'Italia di Pozzecco, che sulla carta doveva soltanto perdere ed invece ha straperso. Adesso ancora due partite e poi testa al preolimpico...

Stefano Olivari

05.09.2023 ( Aggiornata il 05.09.2023 17:54 )

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Gli Stati Uniti erano un ostacolo davvero troppo alto e un’Italia molto sotto al suo livello medio non l’ha superato. Poi fra sconfitta prevista ed umiliante imbarcata c’è un certa differenza, e senza giri di parole possiamo dire che gli azzurri di Pozzecco hanno preso un’imbarcata ben al di là del 100-63 finale, con partita finitissima già nel primo quarto. Il Mondiale italiano termina ai quarti di finale ma in realtà non finisce, visto che ci saranno da giocare giovedì la semifinale (contro la perdente di Germania-Lettonia) e sabato la finale del tabellone dal quinto all’ottavo posto. Poco cambia per le Olimpiadi di Parigi, con la partecipazione che in ogni caso passerà da uno dei tornei preolimpici di inizio luglio. Molto cambia per come si chiuderà una spedizione che è stata finora positiva e che sarebbe un delitto terminare sbracando.

Certo più del risultato fa male il modo in cui questa sconfitta si è materializzata, senza mai stare in scia di una nazionale americana modesta, in rapporto al potenziale: da salvare Melli, Fontecchio e Tonut, gli unici che davvero ci hanno creduto fino a quando la partita è stata semi-vera, cioè pochi minuti. Negli Stati Uniti dove Edwards, finora il migliore, è scomparso, la stella di giornata è stato Mikal Bridges, incontenibile con 24 punti in 18 minuti, uniti ad una serie di provocazioni fra lo stupido e l’inutile, con quel tipo di machismo a molti fa detestare la NBA. In questo file va archiviato anche il fallo antisportivo di Ingram su Melli, con tanto di derisione da parte dell'ala dei Pelicans: davvero uno di quei momenti in cui si dovrebbe mandare in campo l'enforcer (traduzione: mazzolatore) da NBA anni Settanta-Ottanta, ad averlo. L'atteso, più dai media che dagli appassionati che questa storia l'hanno archiviata da tempo, Paolo Banchero è stato in campo molto più del solito, incidendo poco: se quelli veri diranno sì a Parigi il suo posto è tutt'altro che sicuro, ma questo vale per tutti i 12 che Kerr ha portato al Mondiale. 

Difficile analizzare una partita ad intensità bassissima, proprio come aveva pianificato Pozzecco, dove però (e questo non era pianificato) agli azzurri in attacco non è riuscito quasi niente, con momenti perimetrali quasi da pallamano e senza blocchi, tranne quando Melli è stato in partita. Quanto alla difesa azzurra, contro atleti come gli americani la scommessa del mandare il palleggiatore su un lato non ha pagato a rimbalzo (alla fine 51 a 33 per la squadra di Kerr) ed è stata punita da tre, cosa che ci può stare: gli americani hanno tirato da oltre l’arco con il 47%, fra l’altro sempre in situazioni aperte, mentre il 18% italiano (7 su 38) è nato da tanti tiri con la visuale oscurata e comunque in affanno. Poi ogni discorso tattico cade osservando la crisi di fiducia di Polonara, i limiti (a questo livello) di Spissu, Pajola, Ricci e Severini, senza dimenticare un Datome che non ha acceso il fuoco perché non c’era alcun fuoco da accendere. 

E adesso? Due partite per chiudere il Mondiale, ma il bilancio si può già fare adesso. E non può che essere positivo: il quarto di finale contro gli Stati Uniti, visti gli incroci, era il massimo a cui la Nazionale potesse aspirare e l’ha raggiunto, sia pure per i motivi sbagliati, cioè la sospetta borlottata di Kerr che perdendo con la Lituania ha evitato i più tosti, per quanto discontinui, serbi che infatti hanno conquistato la semifinale proprio battendo la Lituania (mezza Lituania, va ricordato, viste le assenze da Sabonis in giù).

Questo è il presente: il futuro è un’Italia senza Datome, con Melli e Polonara oggi trentaduenni e l’orizzonte del preolimpico di inizio luglio 2024. Pozzecco ha dimostrato una volta di più che il disfattismo preventivo, le famose mani avanti, non ha senso: questa squadra avrà vita fino a Parigi, o poche settimane prima se si fermerà al preolimpico, dove potrebbe esserci l'ultimo urrah di un trentaseienne Gallinari. Magari nel frattempo cresceranno Spagnolo (la grande delusione del torneo azzurro, insieme a Polonara), Procida e Diouf, oltre ai vari Bortolani, Caruso, eccetera, recuperando Mannion e sperando nell’esplosione di Okeke. Di sicuro l'Italia attuale è una squadra che, quarto di finale a parte, ha dato il 100%. Chiudiamo con un discorso prematuro ma fondato: sulla panchina di Pozzecco stanno volando tanti corvi, ma lui (come del resto aveva fatto Sacchetti) ha creato un buonissimo ambiente e sarebbe sbagliato ribaltare tutto dopo un Mondiale andato bene.

stefano@indiscreto.net

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