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Petrucci forever, la scelta di Mannion, l'addio a Novosel e il colpo Cauley-Stein.
Gianni Petrucci presidente della FIP anche dopo il 2025? Di fatto il Parlamento ha cancellato il limite dei tre mandati per i presidenti delle federazioni, dietro a pressioni di ogni tipo, e quindi fra i teorici beneficiari potrebbe esserci anche Petrucci, che guida la pallacanestro italiana dal 2013 (senza contare il periodo 1992-1999, prima della sua presidenza CONI), ma che mesi fa aveva detto di avere in ogni caso altri programmi per il dopo 2025, epoca in cui avrà 80 anni: quali, costruire una grande Salernitana? Già non si vedevano successori senza Petrucci in circolazione, al di là di scenari giornalistici pur interessanti come Datome o Messina, figuriamoci con lui ancora a dare le carte.
Nico Mannion si è chiamato fuori dalla Nazionale che ha iniziato la sua preparazione per il Mondiale e nessuno sa bene perché, anche se il giocatore sul suo profilo Instagram ha parlato di stress fisico e mentale, con Pozzecco che si è spinto fino ad un “Decisione presa di comune accordo” senza senso, perché in questo caso Mannion non lo avrebbe nemmeno convocato fra i 16 (ora 15) destinati a diventare 12. Di sicuro Mannion nella sua Italia, pensando a Euro 2022, è sempre stato marginale sia come minutaggio sia come impatto, diversamente da quanto era accaduto con Sacchetti, fra l’eroico preolimpico di Belgrado e i Giochi di Tokyo. E marginale, quasi sopportato visto l’ingaggio, era diventato anche nella Virtus Bologna di uno Scariolo che ama i giocatori più lineari. La Summer League con i Bucks, iniziata bene e finita guardando gli altri giocare, è stata probabilmente decisiva in questo stop, visto che Mannion si trova nella terra di mezzo fra chi ha assaggiato un po’ di NBA e nell’Europa che conta ancora non sposta gli equilibri. Un po’ quello che accadde a suo tempo a Daniel Hackett, con la stessa adolescenza da predestinato, prima di cambiare passo. Mannion ha 22 anni e tutto il tempo per diventare ciò che può diventare: certo rinunciare ad un ambiente sano come quello della Nazionale, dove nessuno lo avrebbe caricato di responsabilità, sembra un errore.
Brutto morire d’estate, anche se sei stato uno dei più grandi personaggi della pallacanestro europea non ti mettono nemmeno nelle brevi. E così è accaduto a Mirko Novosel, scomparso qualche giorno fa a 85 anni. Avvocato di successo e come dirigente sportivo formidabile costruttore di squadre, su tutte il Cibona Zagabria degli anni Ottanta, prima con Cosic e poi con Drazen Petrovic e tutti gli altri, Novosel nei ritagli di tempo faceva anche l’allenatore e in questa veste ha guidato la Jugoslavia a medaglie olimpiche, europee e mondiali, tutto. E del grande Cibona è stato la guida tecnica migliore, prima di allenare un paio di stagioni a Napoli: un colpo che fece epoca, ed è probabile che nel breve periodo trascorso nell'Italia di quell'epoca Novosel abbia guadagnato come in tutta la sua carriera al Cibona (del resto l'ultimo contratto di Petrovic, quello più ricco, era da 3.000 dollari al mese). Insomma, tutti gli appassionati di pallacanestro sanno quanto Novosel fosse importante. Della sua esperienza italiana ci piace ricordare le ambizioni di quella Paini Napoli, che per qualche giorno addirittura inseguì Bill Walton, che si era ritirato l’anno prima. Il primo anno con il guru allora jugoslavo la squadra di Sbarra, Ragazzi, Sbaragli, Mark Simpson, Cozell McQueen, Fantin, Righi, Dalla Libera, diede spettacolo e arrivò ai playoff, nel secondo quella con Walter Berry al posto di Simpson fu comunque dignitosa. Per Novosel sarebbe stata l’ultima panchina con un club, prima di tornare a dirigere la pallacanestro croata e la stessa nazionale, nel commovente Europeo giocato nel 1993 poco dopo la morte di Petrovic. Un gigante.
La firma di Willie Cauley-Stein con Varese sembra uscita proprio dalla pallacanestro italiana di quei tempi, non perché il trentenne centro sia una stella NBA (l’ultima stagione l’ha fatta tutta in G-League), ma perché un giocatore di grande nome (scelta numero 6 al draft 2015) e di grandi promesse non totalmente mantenute ha ritenuto interessante una squadra di Serie A certo non ricca, come la Varese di Scola, per costruirsi una seconda parte di carriera nell’Europa che conta. Non è un artista del parquet, Cauley-Stein, ma se ha voglia di giocare in Italia e in Europa di puro fisico non lo tiene nessuno. Finora tolte le due corazzate, ormai una e mezza ma speriamo di sbagliarci, è il colpo di mercato più interessante in una Serie A dove 14 club su 16 possono ambire soltanto ad essere considerati di passaggio.
stefano@indiscreto.net
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