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Lo scudetto del Bancoroma

Lo scudetto del Bancoroma

Quarant'anni fa la squadra di Valerio Bianchini e Larry Wright conquistava uno storico titolo contro l'Olimpia di Peterson...

Stefano Olivari

19.04.2023 ( Aggiornata il 19.04.2023 17:32 )

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Quarant’anni fa, il 19 aprile del 1983, l’ultimo scudetto della pallacanestro vinto a Roma, dalla Virtus sponsorizzata Banco di Roma che vincendo la terza partita della serie finale contro il Billy Milano sembrò aprire una nuova era. Al PalaEur 14.348 spettatori paganti, record tuttora imbattuto nel nostro paese, ma soprattutto uno spazio mediatico dovuto alla tradizionale rivalità Roma-Milano, al fatto che questo sport avesse uno spazio mediatico oggi incredibile, e ai grandissimi personaggi, Valerio Bianchini e Dan Peterson su tutti, che tenevano viva l’attenzione del pubblico generalista. Insomma, era una pallacanestro che stava uscendo dall’orticello degli appassionati in cui qualche anno dopo sarebbe tornata per rimanerci.

Il Bancoroma che come leader in campo aveva Larry Wright aveva vinto 85-82 la finale di andata a Roma, mentre l’Olimpia guidata in campo da Mike D’Antoni si era aggiudicata il ritorno al Palazzo dello Sport di San Siro, la cui vita sarebbe terminata meno di due anni dopo. Il Billy aveva vinto 86-73, con la famosa mossa petersoniana di Gallinari (ovviamente Vittorio, il padre di Danilo) su Wright. La ‘bella’ riuscì nell’impresa di interessare tutta Italia, al di là di chi la vide dal vivo quella sera. Fra l’altro poche settimane prima la squadra milanese aveva perso la finale di Coppa dei Campioni contro la Ford Cantù, nonostante una pazzesca rimonta finale (sotto di 7 punti a 38 secondi dalla fine) ed il tiro della vittoria nelle mani prima di Franco Boselli e poi di Gallinari.

Più o meno la stessa Cantù che l’anno prima in vetta all’Europa ci era arrivata con allenatore proprio Bianchini, che adesso con una squadra dalla forte identità romana (Gilardi, Polesello, Castellano, Sbarra), e non è un dettaglio, Marco Solfrini in versione Doctor J bianco, un campione come Wright ed un supergregario come Clarence Kea, era arrivato ad un passo dallo scudetto. Passo che fu compiuto battendo 97-83 la squadra dove oltre a D’Antoni e Gallinari padre c’erano Meneghin, i gemelli Boselli, Ferracini, Premier e un altro ex NBA super come John Gianelli. Nomi conosciuti anche dai tifosi delle altre squadre, come era normale in un'epoca in cui in Italia si poteva vedere al massimo una partita NBA alla settimana, in differita di alcuni giorni.

Un trionfo storico per tanti motivi, ma non di un club storico visto che era nato soltanto 12 anni prima come squadra aziendale, arrivando in A2 nel 1978 e in A1 nel 1980, quasi in contemporanea con le retrocessioni di Stella Azzurra e Lazio. Non fu il primo scudetto romano, ricordando quelli antichi della Ginnastica, ma fu il primo dell‘era moderna, rimanendo l’unico nonostante gli investimenti stellari dell’era Gardini e la lunga era Toti. Un percorso che fu comopletato l'anno dopo con la Coppa dei Campioni vinta in finale a Ginevra sul Barcellona di San Epifanio. Con questo ricordo non vogliamo fare la retorica sul basket di vertice che manca ad alcune grandi città: questo è uno sport strutturalmente in perdita, ad ogni livello basato su mecenatismo (magari interessato, con guadagni su altri tavoli) e sponsor. Incredibile comunque che in quattro decenni da Roma non sia mai passato il treno giusto, visto che un pubblico ci sarebbe e non ci vorrebbe nemmeno un grande marketing per riaccenderlo.

stefano@indiscreto.net

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