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Il valore di Donovan Mitchell

Il valore di Donovan Mitchell

Guerin Basket sulla NBA degli attaccanti, l'Iliade sullo striscione e Virtus-Olimpia per pochi. 

Stefano Olivari

04.01.2023 ( Aggiornata il 04.01.2023 16:49 )

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Giannis Antetokounmpo è il decimo giocatore NBA che in questa prima parte di stagione è stato capace di segnare 50 o più punti in una partita: ne ha messi 55, massimo in carriera, contro gli Wizards. Dai clamorosi 71 di Donovan Mitchell ai 50 di Curry, passando per le prodezze di Doncic (tre volte sopra i 50), Embiid, Davis, Klay Thompson, Siakam, Booker, Garland e appunto il greco dei Bucks, ogni notte sembra piena di record e di grandi traguardi statistici. Certo meglio dei 71 di Mitchell sono stati capaci di fare soltanto Wilt Chamberlain, con il leggendario 100, Kobe Bryant con 81 e David Thompson con 73, in questo caso l’aggettivo ‘storico’ non è un abuso. Ma al di là dei picchi, in generale la NBA moderna sembra popolata da grandi attaccanti e le ragioni sono più di una. Finora nella stagione c’è stata una media di 99,3 possessi per 48 minuti: non un ritmo eccezionale, circa una ventina di stagioni l’hanno avuto più alto (e quindi con più tiri). Conta forse il fatto che mai come in questa era il pallone sia nelle mani dei giocatori leader, anche se non sono guardie: ogni indicatore statistico dice che i grandi di oggi sono più mangiapalloni di quelli di qualche anno fa. Conta di sicuro che soltanto in 8 stagioni nella storia siano stati fischiati meno falli di oggi, quindi attaccanti che già di loro partono in vantaggio grazie allo sdoganamento del quarto tempo non possono più nemmeno essere sfiorati. Da qui a fare il classico discorso da vecchi, del tipo “Una volta era tutto meglio”, ce ne passa. Certo la NBA fino agli anni Novanta compresi era durissima per chi attaccava, qualsiasi paragone basato sui soli numeri è strampalato. 

L’anticipo della sicura finale scudetto, Virtus Bologna contro Olimpia Milano, è stato dominato dalla squadra di Ettore Messina ed ha avuto un tempo supplementare ridicolo, visto che la FIP ha comunicato che la Procura Federale ha aperto un fascicolo per appurare le responsabilità riguardanti lo striscione ‘Nessuna pace fra lupo e agnello’, esposto dai tifosi bolognesi, eplicito riferimento all’Iliade e alla morte di Ettore. Messaggio che la FIP definisce “Di gravità inaudita”, visto che anche Messina si chiama Ettore e quindi nella sostanza lo striscione augurerebbe le peggiori cose a Messina, ex allenatore della Virtus detestato dai suoi ex tifosi. Primo caso mondiale di citazione dell’Iliade in uno striscione e quindi anche prima inchiesta mondiale su una stupidaggine del genere. Benzina per questioni politico-sportive future, visto che nonostante i suoi disastri con la Nazionale proprio Messina è l’allenatore del cuore di Petrucci, che gli perdona un atteggiamento di costante arroganza (non soltanto con gli arbitri), e che la Virtus di Zanetti e Baraldi è il club che gli è meno simpatico. Anche se nessuno credeva fino al punto di usare Omero.

Virtus-Olimpia del 2 gennaio ha ottenuto il miglior risultato televisivo della stagione per la pallacanestro in chiaro su La Nove, 253.000 spettatori medi per l’1,2%. Molto meno della media del canale, moltissimo meno dell’Italia B-Spagna B su Rai 2 del 2 novembre: 594.000 spettatori con il 3,2% di share. Continua il paradosso di un campionato con i palazzetti pieni (4.650 gli spettatori di media nel turno giocato a Santo Stefano, circa la metà della Serie B del calcio) o quasi ma una scarsa capacità di attirare gli spettatori occasionali, quelli che magari nel calcio hanno guardato Qatar-Ecuador senza conoscere mezzo giocatore in campo. Sono i risultati di anni di uno sport visibile, nelle sue varie manifestazioni, quasi soltanto su canali pay? Oppure, per essere brutali, la pallacanestro si ama o si ignora, senza vie di mezzo?

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