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Italia a reti unificate© LAPRESSE

Italia a reti unificate

Guerin Basket sulla sesta giornata della Serie A 2022-23, i convocati di Pozzecco, il caso Della Valle, il libro di Pittis e l'esempio di Ongaro. 

Stefano Olivari

08.11.2022 ( Aggiornata il 08.11.2022 06:19 )

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Dopo 6 giornate di Serie A è rimasta imbattuta soltanto la Virtus Bologna, visto che Tortona senza Cain e con Macura mezzo infortunato è caduta a Brindisi e adesso è seconda insieme a Milano, a una vittoria dalla squadra di Scariolo che ha fatto il suo contro Reggio Emilia, mentre quella di Milano è passata a Pesaro con un ottimo Baldasso e adesso si prepara al derby d’Italia della pallacanestro, mercoledì in Eurolega. Nel gruppo delle quarte, a 4 vittorie, a Scafati continua la favola di Varese (favola in rapporto alle previsioni estive, non alla storia) e la crescita enorme di Caruso sotto la guida di coach Brase. Da segnalare la clamorosa partita di Matteo Spagnolo nella vittoria di Trento a Verona. 

Per la pallacanestro italiana una settimana in vetrina, almeno nella prospettiva del pubblico generalista, con l’Eurolega (a proposito, finale a Kaunas e per fortuna non a Dubai come sembrava probabile) di mercoledì e Italia-Spagna di venerdì sera a reti unificate: Rai 2 in chiaro, Sky via satellite, Eleven in streaming. Giustamente la FIP ha fatto ogni sforzo per riportare un po’ del suo sport sulla RAI, e pazienza se vedremo due squadre quasi sperimentali. 6 dei 18 convocati di Pozzecco per le partite contro Spagna e Georgia (lunedì pomeriggio) raggiungeranno il gruppo azzurro dopo aver giocato (in almeno metà dei casi non giocato) Milano-Virtus: si tratta di Pajola, Mannion, Tonut, Biligha, Ricci e Baldasso. Gli altri sono Spissu, Flaccadori, Tessitori, Spagnolo, Moraschini, Caruso, Vitali, Diouf, Severini, Akele, Woldetensae e Petrucelli. Per andare al Mondiale è quasi fatta: Italia e Spagna hanno 5 vinte e una persa, l’Islanda è 4-2, la Georgia 3-3, l’Ucraina 1-5 e l’Olanda 0-6 in un girone in cui passano le prime tre.

Ovviamente mancano Fontecchio, che sta cercando spazio agli Utah Jazz che hanno iniziato la stagione NBA meglio del previsto, e l’infortunato Gallinari, oltre agli italiani da Eurolega che giocano all’estero, come Polonara e Procida. Meno chiaro il motivo per cui in una partita non decisiva ma con la massima visibilità possibile Pozzecco abbia rinunciato a Melli e Datome. Già molti convocati sono sconosciuti a chi non segue abitualmente il basket, evidentemente si punta allo 0% di share per poi sentire i soliti discorsi su quanto sono bravi quelli della pallavolo. Fa notizia, pur venendo silenziata dalla parrocchietta, l’esclusione di Della Valle, e da segnalare anche l’attestato di fiducia per Moraschini, dopo la squalifica per doping.

Molto interessante Lasciatemi perdere, il libro di Riccardo Pittis che non è la solita autobiografia sportiva piena di aneddoti ma poco profonda, bensì il racconto di un uomo che è passato dal successo nello sport ai problemi, psicologici e finanziari, nella vita reale, riuscendo a reagire anche alle sconfitte fuori dal campo. Il giusto spazio ai ricordi di Olimpia Milano, Benetton Treviso e Nazionale, la giusta dose di autocritica ma anche la positività del giocatore di pallacanestro che alla fine viene sempre fuori. Incredibile il numero di campioni che hanno intercettato gli anni d’oro della pallacanestro italiana, soprattutto i Novanta, quelli in cui si guadagnava come calciatori, che sono finiti in disgrazia. Ecco, Pittis dalla disgrazia è uscito, senza vergognarsi del fallimento. Fra le tante cose che acriticamente copiamo dagli Stati Uniti non c’è purtroppo questa: considerare il fallimento qualcosa che può capitare, soprattutto a chi fa cose invece che stare sul divano, non un marchio sociale di infamia.  

Di tutt'altra epoca era Giandomenico Ongaro, da poco scomparso a 81 anni. Ottimo gregario nell'Olimpia Milano di 8 scudetti e di una Coppa dei Campioni (la prima), non aveva certo il talento di Pieri e Riminucci e anche in quell'epoca semiprofessionistica, o semidilettantistica, destò curiosità perché riusciva a conciliare gli studi di ingegneria con la pallacanestro ad alto livello. Come Marzorati e pochissimi altri, solo che lui non riusciva a considerare la pallacanestro una professione. Per tutto il resto della sua vita ha lavorato fuori dal suo sport ma ha continuato ad amarlo e ad essere presente alle partite: un esempio per chi anche in categorie minori non fa niente al di là di quelle due ore di allenamento. 

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