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La faccia di Melli

La faccia di Melli

Guerin Basket dopo la prima giornata della Serie A 2022-23: i pochi italiani decenti, il saluto di Michelini, il perché di Jura e la stagione di Fontecchio. 

Stefano Olivari

03.10.2022 ( Aggiornata il 03.10.2022 16:41 )

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La Serie A 2022-23 è iniziata con poche sorprese e del resto l’unica sorpresa vera sarebbe una credibile terza forza che si avvicini ad Olimpia Milano e Virtus Bologna, al di là di eroiche partite singole come è stato per Brescia al Forum e per Napoli sul suo campo. Per Melli, decisivo anche contro la Germani, continua l’onda lunga dell’Europeo: la faccia della pallacanestro italiana è la sua, che non significa che sia più forte di Fontecchio, di Polonara o di Gallinari quando guarirà. Della squadra di Scariolo finora sono piaciute molto le seconde linee, posto che si possa definire tale uno come Mickey: grandi margini per Ojeleye, tonicissimo anche in Supercoppa. Ritorno vincente in Serie A di Verona contro Brindisi, con luce su Alessandro Cappelletti che non è un giovane ma per gli standard nostrani quasi sì, pochi avrebbero scommesso sulla Varese di Brase contro Sassari. Per il campionato delle terze meritano una citazione Tortona, che con uno strepitoso ultimo quarto ha raddrizzato la partita contro Trento, e Venezia che facendo tornare Willis in Italia ha come orizzonte realistico le semifinali playoff. Visto che gli italiani che spostano equilibri, o anche soltanto quelli giocanti, sono così pochi, da segnalare la rinascita di Moretti nella Pesaro di Repesa.

Dopo tanti anni Stefano Michelini non commenterà più partite di basket sulla RAI e la notizia era, come dire, nell’aria visto che la Rai non trasmette più partite di basket: niente campionato, niente Nazionale, niente di niente. Nemmeno è stato provato il rientro dalla finestra, quello riuscito a Discovery con un diretta in chiaro (su La Nove o DMax) e due partite su Eurosport 2 per ogni turno di campionato. Un atteggiamento incomprensibile, che va al di là dei soldi da investire, per quello che rimane il secondo sport di squadra italiano dopo il calcio. Basta guardare la programmazione di Raisport o, peggio ancora, di Raisportweb, per rendersi conto di cosa venga trasmesso. Del resto cosa potrà mai fare per i campionati un presidente federale che ha criptato la Nazionale? Si spera quindi che il suo successore possa mettere in piedi un progetto analogo a Supertennis. Intanto Milano-Brescia su La Nove è stata vista da 117.000 spettatori, con lo 0,8% di share: niente che faccia gridare al miracolo, ma vale per il 90% di ciò che viene mandato su Raisport.

Chuck Jura, una delle stelle dell’indimenticabile pallacanestro italiana degli anni Settanta e primi Ottanta, sabato ha pranzato con Ettore Messina, suo grande ammiratore nonché allenatore (era il vice di Mangano) a Mestre. E il coach dell’Armani lo ha invitato a tenere un discorso alla squadra sull’importanza del campionato italiano, cosa che Jura ha fatti davanti ad alcuni giocatori che forse non lo avevano mai sentito nominare. In questi giorni in Italia, Jura è stato premiato dall’Urania Milano di Ettore Cremascoli prima della partita con Cantù al Palalido, dove ha incontrato tanti vecchi avversari, su tutti Pier Luigi Marzorati. Anche a Mestre e Bergamo il suo passaggio genera sempre entusiasmo ed una lezione poco recepita: gli stranieri di una volta non solo erano nella media più forti, per mille motivi (fra tutti che l’Italia fosse la prima opzione fuori dalla NBA), ma diventavano parte della nostra pallacanestro. Non figurine di passaggio, ma giocatori con una identità a prescindere dal passaporto. Senza fare grandi discorsi, basterebbe rendere più stabili le rose riducendo le finestre di mercato.

Simone Fontecchio ha iniziato la preseason NBA con 9 minuti contro i Toronto Raptors. Grande è la curiosità per lo spazio che può avere in una squadra come gli Utah Jazz, in totale ricostruzione post Donovan Mitchell e post Gobert e piena di gente che vuole mettersi in luce individualmente. Un contesto perdente quasi mai è una buona situazione per un europeo, al di là del fatto che sulla carta Fontecchio abbia davanti a sé, nel ruolo, Markkanen e Vanderbilt. Però è ancora più vero che Fontecchio da tre anni ha cambiato dimensione e che migliora di mese in mese. In questo momento vale ogni scenario, dall'agitatore di asciugamani al rookie cresciutello (27 anni) che spacchi subito: di certo essere capitato in una delle peggiori squadre della NBA, che i playoff non li vedrà nemmeno con il binocolo, non significa in automatico avere più spazio.

stefanolivari@gmail.com

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