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Il mese di Scariolo

Il mese di Scariolo

A Brescia la Virtus Bologna ha vinto il primo trofeo per club di stagione, una Supercoppa italiana in cui hanno fatto più notizia le assenze delle presenze....

Stefano Olivari

30.09.2022 ( Aggiornata il 30.09.2022 16:45 )

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La Segafredo Virtus Bologna ha vinto il primo trofeo italiano della stagione, una Supercoppa Italiana che certo non ha riempito il PalaLeonessa di Brescia ma che alla fine vale sempre qualcosa. Soprattutto alla luce del fatto che la squadra di Sergio Scariolo era dimezzata dalle assenze, così come del resto era l'Olimpia Milano battuta in semifinale: con rose a 16 i piagnistei e le mani avanti perdono comunque di senso. Per l'allenatore bresciano una soddisfazione doppia, vincere a 61 anni la Supercoppa nella sua città e comunque nel posto in cui è iniziata la sua carriera, come assistente del grande Riccardo Sales. Battuta Milano al supplementare, dopo una quasi-suicidio, e 72-69 la Dinamo Sassari in una finale tirata, con i valori ad essere livellati appunto dalle assenze.

Settembre magico per Scariolo, dopo l'Europeo vinto a sorpresa con una Spagna in ricostruzione, con l'asterisco del tarocco Brown. In comune con il trionfo della Roja a Berlino c'è che la Virtus pur attaccando spesso male è rimasta attaccata alla partita grazie alla difesa: gli ultimi due quarti della finale sono stati quasi magistrali, con tante variazioni decise da Scariolo e diversi giocatori che si sono accesi al momento giusto, da Mickey a Ojeleye, da Cordinier ad un Belinelli apparso fisicamente al lumicino ma con qualche zampata in momenti di svolta. Certo Lundberg non è Teodosic, per non parlare di Pajola che il canestro nemmeno lo guarda, ma alla fine è bastato.

Sassari ha avuto un Onuaku eccezionale e Bucchi aveva impostato la partita nel modo giusto, ma con un 5 su 23 da tre punti non si può andare da alcuna parte. Insomma applausi alla Virtus senza Teodosic, Hackett, Shengelia e Jaiteh, che ha mostrato un Mickey di lusso ed un Ojeleye con enormi margini. Non è per niente piaciuto Mannion, intenso sui due lati del campo ma anche confusionario e tecnicamente a metà del guado, come si era visto anche in Nazionale. Applausi anche a Bucchi, un po' meno a Milano (anche lei con tante assenze), Tortona e soprattutto alla Lega, che certo non ha valorizzato il prodotto (ad essere cattivi si può dire che non ci fosse alcun prodotto da valorizzare), sbagliando sede e data.

Comunque adesso la parola al campionato, all'Eurolega ed al resto, consapevoli che dopo l'emozionante Europeo gli italiani in Serie A sono poco più che comparse: dei pochi che Brescia hanno davvero giocato l'unico decisivo è stato Pajola, insieme a Stefano Gentile, mentre nell'Olimpia ha deluso anche una certezza come Melli. Buone le sensazioni date da Candi e Diop, un po' di tristezza per Belinelli. Dal punto di vista dello spettatore-tifoso, che ricorda a malapena i giocatori della sua squadra, il problema non sarà tanto l'assenza di giocatori utili a Pozzecco, ma la presenza di decine di sconosciuti. Si può sopravvivere ad un livello tecnico più basso, ma non alla mancanza di identità. 

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