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I Celtics di Gallinari© Getty Images

I Celtics di Gallinari

Alla sua quindicesima stagione nella NBA la stella della Nazionale prova ad inseguire sul serio quella vittoria che gli è sempre mancata. E pazienza se non sarà protagonista...

Stefano Olivari

13.07.2022 ( Aggiornata il 13.07.2022 12:47 )

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Danilo Gallinari ai Boston Celtics proverà a fare ciò che in vita sua non gli è mai riuscito: vincere. A 34 anni, dopo 14 di NBA vissuta spesso da protagonista nelle cinque squadre in cui è stato, i Celtics sono la sesta, il suo arrivo in una realtà che nella passata stagione è stata seconda soltanto ai Golden State Warriors significa proprio questo. Perché quello che forse sarà ricordato come il giocatore italiano più forte di sempre non ha mai alzato un trofeo: mai in Italia, nei quasi tre anni all’Olimpia Milano, mai nella NBA dove ha quasi sempre (eccezione gli Hawks di due stagioni fa) giocato in contesti perdenti o peggio ancora medi, mai in Nazionale dove insieme a Bargnani e Belinelli è stato l’immagine di una generazione di incompiuti, con ben tre qualificazioni olimpiche consecutive mancate. Poi Gallinari a Tokyo c’era e si è anche battuto con onore, ma la qualificazione a Belgrado era stata conquistata senza di lui. Nel frattempo dalla sola NBA ha guadagnato 177 milioni di dollari lordi di ingaggi, a cui aggiungere sponsor e altro. Insomma, magari Gallinari non tornerà a giocare al’Olimpia Milano, come dice un’intervista sì ed una no, ma senz’altro a fine carriera potrà comprarsela.

Ma tornando al presente, cosa può fare Gallinari ai Boston Celtics? Dove giocherà non a titolo gratuito, ma a cifre (13,3 milioni di dollari per l’intero prossimo biennio, più 10 che prenderà dagli Spurs) inferiori a quelle che avrebbe potuto prendere altrove, forse anche nell'alta Eurolega: il mandato al suo agente Michael Tellem era chiaro, giocare per vincere. Di certo non sarà il giocatore di riferimento di una squadra che come leadership tecnica ed emotiva è legata a Jayson Tatum e Jaylen Brown. Difficile anche pensarlo nel quintetto base: sarà una delle prime alternative, così come l’altro recente ingaggio dei Celtics, Malcolm Brogdon. Dal punto di vista tecnico Gallinari è nella NBA considerato non proprio uno specialista, ma comunque un giocatore per sparigliare le carte in attacco, vista la rara combinazione di gioco spalle a canestro e di tiro da tre punti. In questo senso si torna un po’ alla condanna del Gallinari giovane, quello dei Knicks di Mike D’Antoni, quando l’etichetta non sempre positiva di ‘tiratore bianco’ gli consentì di trovare un suo spazio nella Lega. Gallinari poi è, o forse era, anche molto altro, con i suoi pregi ed i suoi limiti figli di gambe non NBA, al contrario della parte superiore del corpo, cervello compreso. Poi in Italia ha molti hater, che però non sanno spiegare come mai alla fine giocherà 16 anni e strapagato in una lega che non regala niente, con una concorrenza ed una competitività disumane.

In attesa di vedere Gallinari all’Europeo con la Nazionale di Pozzecco qualche parola sulle sue prospettive ai Celtics, stando al roster attuale, da asteriscare perché prima o poi dovrebbe partire una guardia per un lungo, forse del genere mazzolatore. Per la squadra governata da Brad Stevens e allenata da Ime Udoka quintetto Smart, Brown, Tatum, Horford e Williams. Prima alternativa per cambiare la partita con le guardie: Brogdon o White. Prima alternativa per cambiare il quintetto con un lungo: Gallinari, che quindi può essere considerato il sesto o più probabilmente settimo uomo dei Celtics 2022-23. Non sarà un anello vinto da protagonista, ma metterebbe la sua carriera in una prospettiva diversa.

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