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Il reclutamento dei Banchero

Il reclutamento dei Banchero

Guerin Basket sull'allarme di Sacchetti, la concorrenza per i ragazzi alti, la trattativa di Petrucci e i ringraziamenti per Datome e Belinelli.

Redazione

27.01.2022 ( Aggiornata il 27.01.2022 11:00 )

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Il CT della nazionale Meo Sacchetti ha dichiarato di essere preoccupato per la penuria di giocatori nel ruolo di pivot, con il solo Diouf a mostrarsi futuribile, mentre nel Bel Paese, c’è più abbondanza di playmaker e di guardie. Sacchetti ha poi detto che con Paolo Banchero è in contatto il presidente Petrucci e che, dalle notizie che ha, il giocatore si è detto disponibile a vestire la maglia della Nazionale.

Della penuria di lunghi e della difficoltà di attrarre giocatori alti a giocare si è già parlato in abbondanza: statisticamente in Italia ci sono poche persone alte 205 cm (o più) rispetto a un'altezza media maschile attorno ai 175 cm (per eccesso). La crescita sopra la media generalmente avviene quando il ragazzo ha già scelto il suo sport, e il basket non risulta essere una prima opzione. I movimenti da pivot si imparano in palestra e non al campetto, al contrario del palleggio e del tiro che di solito, giusti o sbagliati che siano, sono nel bagaglio dei giocatori, anche grazie alle ore passate a giocare nei campi all’aperto. La posizione spalle a canestro, il passo e tiro, la disposizione a fare a sportellate, sono attitudini che maturano lentamente e che hanno bisogno di lunghe e noiose sessioni in palestra.  Il ruolo da pivot poi è il meno affascinante in assoluto tra quelli del basket: lavoro sporco, botte da orbi, spesso poche opportunità di tiro se non quelle che ci si procura da soli, una carriera destinata a fare blocchi e correre a recuperare palloni frutto del tanto famoso extra pass che sa generare solo tiri da 3 punti al 25% di media realizzativa. Lontani i tempi in cui se si era alti e, ancora meglio, grossi, si poteva giocare solo a basket, nelle squadre di volley di alto livello si vedono sempre più spesso giocatori alti abbondantemente più di 2 metri, così come nel rugby e, anche nel calcio l’altezza media dei giocatori cresce di anno in anno. La poca capacità attrattiva di uno sport come il basket (in Italia) ha quindi conseguenze ben più gravi in un settore, come quello dei pivot, dove è più difficile reperire atleti con specifiche caratteristiche fisiche.

Sulla questione Banchero in Nazionale si è letto molto, ma non si può fare a meno di notare come se ne parli sempre come se si avesse paura di disturbare la suscettibilità del giocatore. Sacchetti ha detto che a trattare con Banchero è il presidente Petrucci (e la cosa è di per sé è insolita), e che lui ci vorrebbe parlare, non per mettergli pressione, ma per dirgli quanto è bella la nazionale italiana. Una riservatezza e una cortesia per un giocatore che sta facendo (molto) bene all’università, che a breve saprà quale città americana ospiterà il suo futuro in NBA e quanti soldi andrà a guadagnare, ma che al momento ha non solo non è mai stato in Italia, ma non conosce minimamente il nostro campionato, chi ci gioca e chi fa parte della Nazionale e, sebbene dotato di un talento cristallino, ha ancora tutto da dimostrare. Atteso come il messia, senza aver mai messo piede in Italia, il solo nome di Banchero ha messo in ombra il gruppo di giocatori che fino ad oggi ha tirato la carretta, giocando anche in precarie condizioni fisiche o logorato dalle troppe (e spesso inutili) partite tra campionato nostrano e esotiche coppe europee. Nella speranza che il giocatore risponda alle convocazioni della nazionale (i veti delle squadre NBA sui propri giocatori, soprattutto se giovani, per le convocazioni delle nazionali, sono piuttosto frequenti e Petrucci ha già detto che li giustifica), non si può non notare che l’interesse per Banchero nasconde i problemi già sollevati da Sacchetti, sui lunghi, e non solo. Se il problema della formazione dei giocatori riguarda solo il nostro paese (Banchero in Italia avrebbe giocato a basket?), non si può sperare di risolverlo risalendo agli avi di giovani atleti in giro per il mondo, ma bisogna invece avviare una politica di promozione e avviamento al basket, per reclutare ragazzi e prospetti, da formare nelle giovanili delle squadre italiane, allargando la base, prendendo esempio da chi, come  il volley, in questi anni ha saputo coltivare il proprio enorme settore giovanile, in ottica Nazionale, invece di reclamare soldi e di porsi in antitesi con le società sportive.

Alle porte ci sono i Mondiali del 2023, che possono portare la Nazionale direttamente alle Olimpiadi del 2024, e prima ancora gli Europei “diffusi” con l’Italia che giocherà a Milano a settembre di quest'anno. Due giocatori come Datome e Belinelli si stanno facendo da parte, dopo aver indossato la maglia della Nazionale e mettendoci la faccia in ogni occasione in cui gli è stato richiesto, spesso in non perfette condizioni fisiche. Invece di avere ringraziamenti sono stati per questo criticati, proprio dalla Federazione, che pare voler mettere le mani avanti per nascondere l’assoluta ennesima mancanza di ricambio generazionale che a questo punto non riguarda solo il ruolo di pivot o gli altri, ma in maniera definitiva, proprio i vertici della federazione.  

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