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Basket NBA: Il telefono di Ben Simmons© USA TODAY Sports

Basket NBA: Il telefono di Ben Simmons

Il punto sulla pallacanestro italiana dopo la quinta giornata del campionato 2021-22: la rinascita di Sacripanti, gli stranieri di Treviso, le responsabilità di Petrovic, la società Varese e il caso dei Sixers.

Redazione

25.10.2021 ( Aggiornata il 25.10.2021 15:55 )

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La quinta di campionato va in archivio con Milano che rimane da sola al comando della classifica, dopo aver espugnato il campo della Fortitudo, riuscendo a staccare gli avversari solo nell’ultimo quarto, a dimostrare che si è parlato troppo presto di squadra affaticata dall’Eurolega. Dall’altra parte Antimo Martino ritrova il miglior Aradori, con 18 punti e percentuali sopra la media della sua squadra. Non va meglio alla Virtus Bologna che cade sul campo di Napoli al termine di una partita dal punteggio alto (92-89), che la squadra di casa ha prima messo al sicuro e poi gestito nell’ultimo periodo. Sugli scudi Mayo e McDuffie, ma a colpire è stata l’intensità espressa da Napoli, neopromossa senza timori referenziali, agli ordini di coach Sacripanti che da sempre viene definito come inadatto alle grandi e che proprio la Virtus aveva esonerato due stagioni fa. Proprio dall’esonero e dalla discesa in A2 è ricominciata la carriera del coach di Cantù, che ha creduto nell’ennesima rifondazione di Napoli e che, a quanto pare, non sembra soffrire di timori referenziali. Per Scariolo, o meglio per i suoi giocatori, un segnale da cogliere e cioè che non si può scendere in campo in ciabatte, e che il proprio bisogna sempre farlo.

Brindisi vince sul campo di Cremona e così la squadra di Vitucci rimane in scia di Milano, in compagnia della Virtus di Bologna, e si candida al ruolo di terzo incomodo tra le due pretendenti più accreditate alla vittoria del campionato. Esordio amaro per Luca Banchi al suo rientro in Italia dopo tre anni. Il coach di Pesaro accarezza a lungo la vittoria ma Venezia, secondo sua abitudine rientra anche da un -16 e grazie a un inarginabile Watt (30 punti per il lungo della Reyer) fa sua la vittoria. Treviso vince tra le montagne di Trento e si porta nella prima parte della classifica, mettendosi dietro proprio Trento e la corregionale Venezia. Una curiosità, dei 79 punti realizzati a Trento da Treviso solo i 10 segnati da Bortolami sono di marca italiana, gli altri sono stati tutti realizzati da stranieri. Trieste maltratta la neopromossa Tortona, che non riesce ad avere continuità di rendimento e al momento neanche di gioco, mentre a proposito di brutte partite, anche Varese non fa una bella figura contro Reggio Emilia, rimediando 39 punti tra le mura amiche. Male anche Sassari, che non riesce ad fermare Brescia guidata dal duo Mitrou-Long e Della valle, ma che soprattutto non riesce a trovare la via del canestro, cercandola comunque sempre da lontano, in una serata in cui non si va oltre il 28% i media, che fa tanto oratorio.

Dopo le dimissioni di Repesa alla seconda giornata, in settimana si sono registrate le dimissioni di Petrovic dal ruolo di allenatore di Pesaro. Nel corso della conferenza stampa con cui ha annunciato le dimissioni, Petrovic ha parlato di risultati deludenti e di ammissioni di responsabilità, a seguito delle quali ha ritenuto opportuno farsi da parte. Al di là dei risultati Petrovic paga probabilmente la scelta di Pacheco (tagliato di fatto prima dell’inizio del campionato) e Demetrio (finora mai incisivo), oltre che il non aver mai legato con Jones e Sanford. Inoltre, pare non esserci mai stato feeling tra il coach e Delfino, giocatore esperto, utile, ma sicuramente dalla personalità ingombrante.

Subito dopo la gara persa da Varese contro Reggio Emilia invece si è dimesso Andrea Conti, direttore sportivo di Varese, che si è affrettato a dire che le dimissioni non sono state provocate dai risultati a dir poco deludenti della squadra, ma da una situazione poco chiara e confusa non meglio precisata all’interno della società. Probabilmente la coabitazione tra Scola (che ha anche il 10% delle quote societarie) e Conti non era tollerata dal direttore sportivo, che ha preferito licenziarsi piuttosto che continuare. Quali che siano i motivi, le dimissioni di Conti sono le uniche ancora in sospeso, con la dirigenza che si “riserva di valutare”, mentre le altre (Repesa e Petrovic) sono state prontamente accettate dalle rispettive società. Quasi avessero anticipato un prossimo esonero che di tecnico avrebbe avuto davvero poco, certificando invece l’umoralità che regna nella gestione di alcune società di serie A. Va aggiunto che se alla fine saranno accettate anche le dimissioni di Conti, sarà difficile scommettere sulla panchina di coach Vertemati, e che soltanto un filotto di risultati potrà salvare dal sempre più probabile taglio. O nuova richiesta di dimissioni.

Ben Simmons continua a far parlare di sé. Il giocatore, suo malgrado, dei 76ers ha racimolato finora 1.4 milioni di dollari di multe dalla sua società, per atteggiamenti poco costruttivi e sicuramente poco in linea con quelli del resto della squadra, della quale, evidentemente non ha nessuna intenzione di far parte. Ultimo episodio, nel giorno che doveva essere della pace armata tra lui e la squadra, essersi presentato con poca voglia di partecipare a un allenamento (dal quale è poi stato allontanato da coach Rivers), svolto con il telefono in tasca. È evidente che la situazione non è sanabile e che il giocatore che doveva far fare il salto di qualità ai 76ers in realtà ha diversi problemi da risolvere, che esulano dal giocare in un team piuttosto che in un altro. D’altro canto, i Sixers hanno due problemi da risolvere: liberarsi del giocatore (e visti gli atteggiamenti di Simmons, sarò difficile, ma soprattutto oneroso) e rimpiazzarlo. Nel frattempo, è intervenuta anche la National Basketball Players Association, che attraverso Michele Roberts (Direttrice Esecutiva), ha preso le difese del giocatore, che invece di essere obbligato a restare per altri 4 anni (il contratto da 5 anni firmato dal giocatore con la franchigia è alla sua seconda annualità e la proprietà dei Sixers ha minacciato di chiederne il rispetto fino all’ultimo giorno) in una squadra dove non vuole giocare, deve essere aiutato perché in un momento difficile. Una storia dove perdono tutti: una squadra che perde un pilastro e tanta immagine, un giocatore che si è perso o che brucia la sua carriera nel momento in cui stava per diventare una star e l’associazione giocatori, che forse poteva essere più vicina al giocatore, quando questo ha firmato un contratto da 170 milioni di dollari per 5 anni, che vogliono dire tanti soldi, ma anche tantissime responsabilità, che forse, l’australiano non aveva messo in conto.

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