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La NBA di Elgin Baylor

La NBA di Elgin Baylor

Il grande campione dei Lakers degli anni Sessanta, appena scomparso, è stato il giocatore che ha rivoluzionato il ruolo di guardia. Aprendo una strada che ha portato a Michael Jordan e Kobe Bryant...

Stefano Olivari

23.03.2021 18:06

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Elgin Baylor è morto all’età di 86 anni e con lui se ne va una superstella della NBA semiclandestina degli anni Sessanta, poco seguita dal grande pubblico americano e del tutto sconosciuta all’estero. Una lega però piena di talenti come Baylor, con poche squadre che si incontravano di continuo durante la stagione: nel suo anno da rookie la lega aveva 8 squadre, nel suo ultimo prima del ritiro 17... La sua carriera di giocatore è legata totalmente ai Lakers, dove ha giocato dal 1958 al 1971, da straordinaria guardia tiratrice, per usare il gergo di una volta. Nel suo caso limitativo.

Re delle finte e dl jump shot, anche ottimo rimbalzista in rapporto alla taglia (era alto 1.95), può essere tecnicamente considerato un antenato di Kobe Bryant più che di Michael Jordan, anche se tanti campioni, di tipo diverso, gli devono molto. Tantissimi dei suoi record di punti si devono alla sua abilità nell’usare il tabellone, dopo avere ubriacato di finte il suo marcatore. Il bank shot di Baylor era quasi un modo di dire... Ai Lakers visse nel 1960 il passaggio della franchigia da Minneapolis a Los Angeles e soprattutto la durissima rivalità con i Boston Celtics. Che significava, in termini aridi, che i Celtics di Bill Russell e di tutti gli altri fenomeni vincevano, mentre i Lakers di Baylor e Jerry West, ai quali si sarebbe aggiunto dal 1968 Wilt Chamberlain, no. Addirittura 7 volte sconfitti in finale, di cui 3 in gara 7. Sarebbero riusciti a togliersi la scimmia dalla spalla soltanto nel 1972, subito dopo il ritiro per infortunio di Baylor, che probabilmente è il più grande campione a non avere mai vinto un titolo NBA.

Tutto ovviamente da asteriscare, perché basato sulla considerazione dei contemporanei (ma vale anche per Giulio Cesare o Napoleone: non è che non siamo esistiti perché ai lori tempi mancava la televisione) e su immagini di qualità modesta, ma questo non toglie che l’immarcabile Baylor abbia ispirato più di una generazione, come è stato capace di fare Jordan. Dimenticabile come allenatore negli anni Settanta ai New Orleans Jazz, dove con lui in panchina e Pete Maravich in campo ci fu la più alta combinazione di talento panchina-campo di tutti i tempi, nel 1986 tornò a Los Angeles ma come dirigente e soprattutto ai Clippers. Un disastro totale: in 22 anni soltanto due apperizioni ai playoff e tantissime operazioni strampalate, prima del pensionamento e di una ridicola causa per discriminazione razziale, quando qualunque altro dirigente con simili risultati sarebbe stato accompagnato alla porta dopo un paio di stagioni. Questo non toglie che come giocatore Baylor sia stato fenomenale e che la sua maglia 22 sia non solo numericamente molto vicina alla 23 di Jordan e alla 24 di Bryant.

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