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Il campionato senza partite© LAPRESSE

Il campionato senza partite

Il punto sulla pallacanestro italiana dopo l'ottava giornata di Serie A: il dominio di Rodriguez, i rimbalzi di Vitucci, la sfortuna di Jalen Jones e la crisi infinita di Roma...

Redazione

18.11.2020 ( Aggiornata il 18.11.2020 15:13 )

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L’ottava di campionato di serie A segna il numero più basso di partite giocate, con 4 match rimandati a tempi migliori. Milano vince il derby con Cantù e rimane in testa alla classifica. Impressionanti le prestazioni di Rodriguez: el Chacho chiude con un letale 8 su 10 da 3 e LeDay finisce la partita con 12 punti e 12 rimbalzi. Decisamente troppo per Cantù al rientro nel basket giocato dopo la pausa Covid. Rimane in scia la “solita” Brindisi di coach Vitucci, che demolisce Sassari con una prestazione da 100 punti complessivi, costruita su secondi e terzi tiri che poggiano su un dominio ai rimbalzi che coinvolge tutti e due i lati del campo. Sassari, che come sempre gioca a viso aperto, trova in Milan un faro in attacco, ma riesce a imporre il suo gioco solo nel terzo periodo. Troppo poco.

La vittoria esterna di Trento certifica la crisi della Germani Brescia, che parte molto bene nel primo quarto e poi via via perde smalto, fino alla resa nell’ultimo periodo. La sensazione è che la squadra allenata da Esposito, al di là dei meriti degli avversari, abbia perso grinta e capacità di gestire la partita, in particolar modo di fronte ai cambi di ritmo degli avversari. Per Trento, il salto di qualità verso le zone nobili della classifica. Boccata di ossigeno per la squadra di Bulleri che, come si direbbe nel calcio, vince ma non convince contro Roma, ormai in piena crisi societaria. La Virtus è giunta a Varese senza il suo lungo titolare Hunt che non si è presentato all’ultimo allenamento e poi non è partito con la squadra, con il centro di riserva Cervi rimasto in panchina per problemi fisici e Robinson con il solito domenicale mal di schiena. Indisponibile e ancora per tanto tempo, Evans. Ad assicurare la vittoria a Scola e compagni dominio a rimbalzo che ha permesso extra possessi che alla lunga hanno stremato la difesa di Roma. Impressionante la vicenda di Jalen Jones, chiamato a rinforzare il roster di Varese, all’esordio in campo per meno di 30 secondi, prima di rompersi il tendine di Achille, nella sua prima azione. Se è vero che non può sempre piovere, è altrettanto vero che a volte si mette anche a grandinare.

Al di là del basket giocato, fioccano le dichiarazioni di presidenti e allenatori delle squadre di A che chiedono a gran voce provvedimenti per una situazione che sta precipitando. Se qualcuno aveva pensato che i 1000 tifosi a partita di cui si era parlato a inizio campionato, potessero essere una base da cui partire per tornare a riempire i palazzi dello sport, si è dovuto ricredere. Così come per gli introiti degli sponsor, che al netto degli impegni presi vivono la crisi che sta coinvolgendo le aziende italiane e non solo. I bilanci delle società poi sono aggravati dalle continue spese per tamponi e protocolli Covid da seguire. A questo si aggiunge che al contrario di quel che succede nel calcio, i contagi si diffondono nel gruppo squadra coinvolgendo spesso la maggior parte dei giocatori, impedendo lo svolgimento delle partite e che molte squadre vanno in campo senza giocatori del quintetto base o con la panchina a dir poco corta. Ci si chiede cosa altro debba succedere per convincere la Lega e la Federazione che senza un intervento, ormai tardivo, si mette a rischio tutta la serie A italiana che non ha alcun appeal per tifosi, sponsor e media. Quando i dirigenti parlano di attendere che si possano riaprire i palazzetti, non si riferiscono più ai tifosi in grado di condizionare le partite, ma ad appassionati di basket e sponsor che possano in qualche modo equilibrare un bilancio economico che al momento non vede voci nella colonna delle entrate.

Si aspetta anche che la Lega e la Federazione dicano qualcosa (non facciano, ci mancherebbe altro) sulla questione Virtus Roma. Il pagamento del primo stipendio due giorni prima dell’ultima data utile, più che un segnale di speranza, sembra il prolungamento di una agonia che pare non aver fine. Che adesso dopo i giocatori che non si allenano e quelli che marcano visita, vede anche quelli che iniziano ad andarsene, per mancati o ritardati pagamenti, come Hunt. Che sia in funzione di una cessione societaria o l’ennesimo coup de théâtre di Toti che subodorando il blocco delle retrocessioni, prova ad arrivare alla fine dell’anno, poco importa: lo spettacolo è davvero indecoroso.  Se ancora la situazione non è precipitata, e la società non è definitivamente andata a gambe all’aria, lo si deve alla professionalità del suo coach Piero Bucchi, del suo direttore operativo Francesco Carotti e al commovente attaccamento alla maglia dimostrato da capitan Baldasso, torinese con il Colosseo tatuato sulle braccia e a Luca Campogrande, romano cresciuto alla scuola di Castellano, virtussino dei tempi di Bianchini, che a 24 anni sta sfruttando al meglio la chance ricevuta e che sta dimostrando di valere eccome la serie A con la maglia della sua squadra del cuore.

Proprio il Vate, riferendosi all’attuale situazione della Virtus, rispondendo a una dichiarazione di Coach Peterson che arricchiva il capitolo del “si sarebbe dovuto fare”, parlando di spese societarie ridotte, con tetto massimo di spesa funzionale al bilancio societario, ha parlato di squadre che andrebbero italianizzate con ragazzi provenienti dai vivai, per la serie A e di rose più ricche per chi fa l’Eurolega. Bocciando come assolutamente inutili tutte le altre competizioni europee. Una provocazione, a veder quello che sta succedendo pare di no. Parole che non hanno fatto breccia nella Lega, con Gandini che ha ribadito che è fondamentale arrivare al termine del girone d’andata per poi valutare cosa fare, prendendo semmai provvedimenti, dopo. Con buona pace di chi un’idea se l’è già fatta.

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