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Le idee di Bora Stankovic© LAPRESSE

Le idee di Bora Stankovic

Il più grande dirigente di sempre, lo scudetto della Virtus Bologna e il partito dell'annullamento

Stefano Olivari

23.03.2020 14:51

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La morte di Bora Stankovic è quella del più grande dirigente nella storia della pallacanestro, l’uomo che ha governato la FIBA dal 1976 al 2002 in mezzo a cambiamenti politici enormi e che nel 1992 in occasione dei Giochi Olimpici di Barcellona riuscì a riunire il mondo NBA al resto di questo sport. Una mossa che nel lungo periodo ha portato più vantaggi alla NBA, ma ai tempi nessuno poteva saperlo e tutti ci emozionammo per Jordan, Barkley e quel che rimaneva di Magic e Bird, che si abbassavano a competere con le nazionali FIBA. In chiave italiana Stankovic è stato il dirigente FIBA ritenuto mandante di tanti arbitraggi chirurgici contro i nostri club, anche se l’albo d’oro delle coppe direbbe il contrario, ma soprattutto l’allenatore del primo storico scudetto di Cantù, stagione 1967-68 con il marchio Oransoda, squadra che aveva in Carlo Recalcati un grande realizzatore e nel famoso ‘Muro di Cantù’, composto da Burgess; Merlati e De Simone, una trovata di Stankovic. Così come una sua trovata fu l’idea del college, che tanti talenti fatti in casa avrebbe prodotto, da Marzorati ad Antonello Riva. Di sicuro quella Cantù, ma anche quella ancora più grande degli anni Settanta e Ottanta, fu il frutto di un lavoro enorme nel tempo, della famiglia Casella, della famiglia Allievi e di Gianni Corsolini. Una rarità anche nel mondo pre-Bosman. Comunque un grandissimo, Stankovic, una vita piena di idee ma anche di cose realizzate.

La Segafredo Virtus Bologna può conquistare lo scudetto a tavolino? Chiediamocelo adesso. Quasi metà delle leghe europee ha dichiarato chiusa una stagione che sarà ricordata solo per il coronavirus, mentre qualcuno, a partire dall’Eurolega, crede ancora nella possibilità di assegnare titoli e piazzamenti sul campo, magari concentrando tutto a giugno-luglio adesso che i Giochi di Tokyo stanno per saltare. Nessuno chiede a Petrucci o a Gandini di improvvisarsi virologi, ma una linea da tenere nell’eventualità peggiore, quella dell’annullamento, andrebbe definita già adesso. La Virtus è in testa alla classifica con 36 punti, 4 più del Banco di Sardegna Sassari e 8 più di Brescia e Milano. Sarebbe più sportivo assegnare comunque lo scudetto o annullare tutto, come se più di metà della stagione regolare non fosse mai stata giocata?

È chiaro che una ripresa a porte chiuse, anche a metà maggio, permetterebbe di evitare ricorsi e controricorsi. Ma è ancora più chiaro che molti club sono di fatto azzerati, senza gran parte dei loro stranieri e in certi casi (Roma e Pesaro) senza nessuno di loro. Riprendere significherebbe dover tirare fuori altri soldi, in un quadro economico in cui gli sponsor stanno fuggendo e gli spettatori nei palazzetti non ci potranno comunque essere. Il partito dell’annullamento della stagione è insomma molto forte e, per pensare male, l'annullamento porterebbe vantaggi immediati a Pesaro e all’altra possibile retrocessa in A2, oltre a varie altre squadre senza ambizioni. Azzardata ogni previsione, visto che sono saltati gli schemi, ma una chiusura dignitosa e sul campo della stagione di A (ma anche di A2) ci sembra in questo momento lo scenario meno probabile. Se poi si trovasse un escamotage per non pagare tre mesi di ingaggio a chi è rimasto, e non solo a chi è tornato al suo paese, la stagione sarebbe dichiarata finita subito.

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