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La nuova fine della Mens Sana Siena

La nuova fine della Mens Sana Siena

Una delle società più gloriose della nostra pallacanestro è stata esclusa dalla serie A2 per motivi finanziari e sportivi, dopo una serie di vicende quasi incredibili. Ma il discorso è il solito: chi non si può permettere lo sport professionistico faccia altro...

Stefano Olivari

21.03.2019 20:11

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La Mens Sana Basket 1871 è stata cancellata dal campionato di serie A, già sufficientemente falsato, e con questo atto (dovuto) della federazione si chiude una storia controversa e in certi anni gloriosa, con cui peraltro la pallacanestro italiana non ha ancora davvero fatto i conti. Una storia che già si era interrotta con il fallimento del 2014, dopo la finale scudetto persa contro la Milano allenata da Luca Banchi, che la stagione prima il titolo (poi revocato) lo aveva vinto sulla panchina senese. Interrotta quasi in concomitanza con la fine dell’era di Ferdinando Minucci, ma subito ripresa in serie B con la promozione immediata in A2 dopo lo spareggio con Agropoli.

Da allora la Mens Sana è stata in quello che molti appassionati considerano il vero campionato italiano, visto che i due stranieri e la sua relativa stabilità lo fanno assomigliare alla emozionante A1 degli anni Ottanta e primi Novanta. Ma la sua vita non è mai stata tranquilla, perché nel 2016 ha attraversato un’altra crisi finanziaria, risolta anche con una sorta di azionariato popolare. Nel 2017 l’entrata in scena di Massimo Macchi, con Guido Bagatta presidente onorario: navigazione a vista fino alla scorsa estate e stagione che già viene iniziata a meno 3 punti, per un ritardo nel pagamento delle tasse federali. La squadra guidata da Paolo Moretti fa quello che può, ma a febbraio di fatto arriva al capolinea fra stipendi non pagati e altre situazioni che fanno fuggire i giocatori. Si arriva così alla mancata trasferta a Legnano, con conseguente 0-20, e al punto di non ritorno della partita con Biella giocata giocata dai ragazzi. Poi l’esclusione e la cancellazione di tutti i risultati ottenuti in questo campionato, in modo almeno da neutralizzare questa presenza fantasma.

Il futuro realistico prevede la ripartenza dalla Prima Divisione, ma la situazione finanziaria della pallacanestro è tale che un diritto per un campionato superiore viene quasi tirato dietro e quindi ha buon gioco chi parla di fantomatiche cordate o degli inevitabili ‘investitori americani’. Il passato comunque rimane, anche se azzoppato dalla revoca degli scudetti 2011-2012 (il sesto con Pianigiani allenatore) e 2012-13 (l’unico con Banchi), di due Coppe Italia e di una Supercoppa, per frode fiscale e bancarotta fraudolenta. Anche se ovviamente chi contro quella super Siena ha perso non è che si senta granché indennizzato.

Rimane il discorso generale. La pallacanestro non genera utili finanziari ad alcun livello, nemmeno in piazze appassionate come Siena: in questo senso la scomparsa dall’orizzonte del Montepaschi (inteso come sponsor) vale quella della pizzeria dell’angolo per una squadra di Promozione. L’unica difesa per la credibilità dei campionati è quella di porre barriere all’entrata di un certo tipo, sottoforma di garanzie da presentare sul serio. Lo sport professionistico non è un diritto da inserire nella Costituzione, chi non si può permettere di farlo se ne stia a casa. Tornando a Siena, non c’è nulla di male (anzi, c’è molto di bene) nel ripartire dalle minors con una squadra tutta senese. Di sicuro il basket italiano non è assediato da grandi investitori. 

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