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L'anno sbagliato di Reggio Emilia

L'anno sbagliato di Reggio Emilia

Redazione

18.05.2017 ( Aggiornata il 18.05.2017 12:53 )

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Termina al primo turno la corsa playoff di Reggio Emilia, finalista nelle due passate stagioni e probabilmente alla fine di un ciclo che ha segnato la pallacanestro italiana, dando spazio a giocatori della nazionale, ma che ha raccolto poco o niente rispetto alle aspettative. Il fallimento di quest’anno, al netto della sequela di infortuni che ha colpito la squadra guidata da Max Menetti, probabilmente poggia sull’incapacità di sostituire Lavrinovic e Kaukenas (quest’ultimo poi richiamato a giocare a sei mesi dal ritiro), che costituivano l’asse (fragile ma portante) sul quale poggiava il gruppo di italiani nella passata stagione. Troppa la pressione sulle spalle di Cervi (sicuramente maturato) e Lesic (poi tagliato), incaricati di presidiare l’area Reggiana e portare punti vicino a canestro. Sotto le attese anche Gentile, tagliato al rientro dall’infortunio ed in parte anche Della Valle, che innestato su un gruppo meno solido del solito ha mostrato una minor continuità di rendimento. Le scelte poco tempestive di Ale Frosini, alla ricerca di possibili sostituti per gli infortunati e di nuovi giocatori in un mercato che, con l’avvicinarsi dei playoff ha visto le squadre italiani cercare chili e centimetri sotto canestro, hanno probabilmente contribuito a questa annata al di sotto delle attese. Il modello italiano paga sicuramente in termini di affezione dei tifosi e di intensità di gioco, anche oltre i valori tecnici, ma sono proprio questi ultimi che probabilmente andavano cercati nel mercato dei giocatori stranieri. Avellino ha mostrato voglia e carattere, ma soprattutto una gran varietà di gioco, affidandosi ai punti dalla corta distanza di Fesenko e Cusin o in alternativa alle mani magiche di Joe Ragland, in pieno dramma familiare per la morte del fratello ma forse, proprio per questo, capace di caricarsi la squadra sulle spalle in gara 3. La serie prosegue, probabilmente verso Venezia, dove per far bene ci sarà bisogno di un rendimento collettivo superiore a quello mostrato finora. Gara 1 Avellino - Reggio Emilia 82 - 64 Gara 1 vede il continuo controllo sul match dei padroni di casa con Fesenko che, uscendo dalla panchina, in 15 minuti semina il panico nell’area avversaria, chiudendo con 24 punti e 9 rimbalzi. È lui il match winner di una partita giocata su due piani diversi dalle squadre in campo e sulla quale gli ospiti non riescono mai a mettere le mani con Cervi che non trova la via del canestro e Della Valle poco produttivo nello starting five. Gara 2 Avellino – Reggio Emilia 75 – 67 Reggio Emilia guida per i primi tre quarti ma subisce un 24 a 10 nell’ultimo periodo e perde anche gara 2. Avellino, senza Ragland, volato in America per assistere al funerale del fratello, improvvisamente scomparso) domina ai rimbalzi, mentre pari è il conto delle palle perse. Menetti rispetto a gara 1 mescola le carte cercando continuità di gioco anche durante le rotazioni e viene ricompensato con 35 punti da Aradori (che nel post partita ha qualcosa da ridire sulle scelte arbitrali nei momenti chiave), Polonara e De Nicolao. Il problema è nello starting five che di punti ne produce solo 32, con Cervi e Nedham autori di una prestazione non da playoff. Per Avellino monumentale Logan che realizza 10 punti nell’ultimo quarto (21 in totale) e la coppia Fesenko Cusin (17 rimbalzi e 21 punti in due). Gara 3 Reggio Emilia – Avellino 79-80 La corsa playoff di Reggio Emilia termina con un buzzer beater tirato da Leunen da circa 4 metri e che ha portato gli ospiti sul definitivo più uno. L’azione che meglio identifica la partita però è quella immediatamente precedente in cui Della Valle, con 8 secondi da giocare e senza guardare il cronometro fallisce un tiro da due che avrebbe dato il + 3 a Reggio Emilia e, forse, chiuso la partita. Al di là degli ultimi secondi la gara è stata molto bella e combattuta, con Della Valle autore di 18 punti e Aradori che, provenendo dalla panchina è stato capace di portare in cascina 22 punti e 2 rimbalzi. Avellino ha risposto con Ragland, rientrato da poche ore dagli Stati Uniti per il funerale del fratello, che ha leteralmente spostato il baricentro del gioco oltre l’arco dei 3 punti da dove ha realizzato un incredibile 6 su 7. Netto anche lo strapotere a rimbalzo con Logan e Fesenko a presidiare l'area.

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