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Il vizio di Siena e Minucci

Il vizio di Siena e Minucci

Redazione

19.04.2017 ( Aggiornata il 19.04.2017 13:07 )

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Mens Sana Siena: tutto da rifare. È notizia di ieri: il collegio di garanzia del Coni, sotto la presidenza di Dante d’Alessio, ha annullato le sentenze del Tribunale Federale e della Corte d’appello Federale, in merito alla condanna per frode sportiva della Mens Sana Siena. Condanna che aveva portato alla revoca degli scudetti 2011/2012 e 2012/2013, le Coppe Italia 2012 e 2013 e la Supercoppa 2013. Che di fatto tornerebbero nella bacheca della Mens Sana, se questa non fosse fallita nel 2014, due anni dopo essere stata coinvolta nell’inchiesta “Time out”, che portò all’incriminazione per Ferdinando Minucci, ex presidente e general manager, per associazione a delinquere, riciclaggio, frode fiscale e bancarotta fraudolenta e alla sua successiva radiazione (assieme a Olga Finetti e Paola Serpi) dalla FIP. Di fatto si contesta ai manager di aver creato dei fondi all’estero con i quali sono stati, negli anni, pagati in nero i giocatori della squadra. La cifra è stata stimata in circa 35 milioni di Euro, utilizzati in un periodo di 7 anni. Al di là della querelle tra chi afferma che la frode economica non avrebbe dato vantaggi sportivi e chi invece è convinto del contrario, la sentenza, di cui non si conoscono ancora le motivazioni, non riabilita dirigenti e società, ma pare si fondi su un vizio procedurale: non aver accettato in giudizio come avente titolo alla tutela la Mens Sana Basket 1871, nata dopo il fallimento della società madre. Il collegio di garanzia del Coni sembra invece voler ripartire da capo, dando voce in giudizio anche alla nuova società. Un nulla di fatto quindi che al di là delle indagini extra sportive, oramai chiuse, riporta le lancette dell’orologio indietro di un paio di anni, con un nuovo attore, la Mens Sana Basket 1871, chiamato in aula a dire la sua. Si prospetta un lungo percorso, che per la sola giustizia sportiva vale tre gradi di giudizio, salvo poi affidare tutto al TAR. Soddisfazione per i difensori del principale imputato Minucci e forse anche per il presidente della FIP Petrucci che vede allontanarsi (ma solo nel tempo) le possibili conseguenze sull’immagine della pallacanestro italiana, di una sentenza che non solo revochi i titoli delle annate sportive 2012 e 2013, ma anche delle precedenti 4. Un colpo di cui il basket non ha bisogno, ma che darebbe un segnale di trasparenza sportiva che al basket farebbe molto bene.

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