I peggiori Lakers di sempre

I peggiori Lakers di sempre

Pubblicato il 23 gennaio 2017, 09:27

I Los Angeles Lakers di Luke Walton si sono presentati al via della stagione, la prima del dopo Bryant, come squadra in ricostruzione e abbastanza 'cool', con una discreta base di talento (su tutti Brandon Ingram, al di là dell'ultima prestazione) e una situazione salariale che permetterà in futuro di attirare free agent di peso. Al momento con le loro 16 vittorie e 32 sconfitte però sono vicini ad essere la peggior squadra della NBA e non lo sono soltanto perché a Est c'è qualche situazione più tragica della loro, a partire da quella dei Nets e continuando con quella dei Sixers, altra squadra che da anni vive nel futuro. Di più: sono probabilmente i peggiori Lakers di sempre e la sconfitta di ieri a Dallas ha soltanto aggiunto una curiosità statistica al fenomeno. 122 a 73 per i Mavericks, un meno 49 che supera il meno 48 dello scorso marzo con i Jazz e di due stagioni fa contro i Clippers, quando però tutto passava in secondo piano rispetto al farewell tour di Kobe. Immediatamente le sovraimpressioni ci hanno ricordato che si trattava dell'undicesimo anniversario degli 81 punti di Bryant contro i Raptors, seconda prestazione realizzativa di tutti i tempi nella NBA, dietro ovviamente ai 100 punti di Chamberlain. In quell'occasione Bryant mise dentro il canestro 28 tiri, tanti quanto i Lakers di Dallas, e vi risparmiamo le altre statistiche perché i numeri passano sempre in secondo piano rispetto alla realtà odierna. I Mavericks con un Nowitzki ormai al lumicino sono anch'essi fra i grandi delusi di questa stagione, in pratica allo stesso livello della squadra di Walton e forse con ancora meno prospettive future. E quindi? Quelle professionistiche americane sono leghe dove le cosiddette 'grandi', quelle che devono vincere sempre, esistono solo nella mente dell'appassionato europeo. Anche se i Lakers degli ultimi anni nascono sì da errori della dirigenza ma soprattutto dalla mossa autoritaria dell'allora commissioner David Stern, che a fine 2011 bloccò il passaggio di Chris Paul dagli Hornets (in quel periodo di fatto 'governati' dalla lega, dopo la fine dell'era di George Shinn) ai Lakers. Va detto che Stern fu abbastanza onesto da non inventarsi cavilli legali, spiegando la sua decisione soltanto con 'motivazioni sportive'. Insomma, per mantenere l'equilibrio del torneo. Spiegazione in ogni caso discutibile, visto che era già iniziata l'era dei superteam, con i Miami Heat di Wade, James e Bosh. Insomma, quello in cui tutti, trenta o venti che siano, i partecipanti alla competizione sognano entro due, tre anni di avere una squadra da titolo è un mondo molto diverso dal nostro.

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